Bruxelles – Da parte britannica proposte concrete utili a trovare un nuovo accordo di separazione tra Unione europea e Regno Unito “non sono state fatte”. Lo ha dichiarato in una nota il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker al termine del pranzo con il premier britannico Boris Johnson in Lussemburgo. Osservazione confermata anche dal premier lussemburghese Xavier Bettel, che ha incontrato Johnson successivamente: “Non ci sono proposte concrete sul tavolo, sento tante parole ma ho bisogno di cose scritte”.
Da parte britannica, anche qui attraverso una nota, a dimostrare la delicatezza del momento e la necessità di pesare ogni singola parola, si parla di un incontro “costruttivo”, ammettendo che il dialogo “va intensificato” e che la data di separazione resta il 31 ottobre. Insomma, seguendo la tattica che ha intrapreso da quando è primo ministro, Johnson lancia messaggi che non sembra intenzionato a concretizzare.
L’obiettivo dell’incontro di oggi, spiega la Commissione, “era quello di fare il punto dei colloqui tecnici in corso tra l’UE e il Regno Unito e discutere i passi successivi”. Juncker dunque ha ricordato che “è responsabilità del Regno Unito presentare soluzioni giuridicamente operative compatibili con l’accordo di recesso”, ribadendo la “costante volontà e apertura” a valutare se tali proposte soddisfino gli obiettivi del backstop per il confine irlandese. “Tali proposte non sono ancora state fatte”, commenta la Commissione.
Il Consiglio europeo di ottobre, ha spiegato Juncker a Johnson “costituirà una pietra miliare importante nel processo”, e che l’UE a 27 “rimane unita”. Non ci sono scorciatoie dunque per Londra, inutile cercare di rompere il fronte con intese bilaterali sottobanco.
Juncker era accompagnato dal capo negoziatore della Commissione europea, Michel Barnier (al quale Johnson ha detto “son contento di vederti”) e per parte britannica c’era anche il ministro per la Brexit Stephen Barclay.
Johnson, dice sempre una nota, questa volta del governo britannico, “ha riconfermato il suo impegno per l’accordo del Venerdì Santo e la sua determinazione a raggiungere un accordo che rimuova l’attuale formulazione del backstop, e che i parlamentari britannici possano sostenere”. Fatto sta che ancora passi avanti non ne ha fatti.
Dunque l’incontro si è concluso come tutti gli incontri che non hanno portato un frutto, con l’accordo di intensificare le discussioni, che saranno preso “su base quotidiana”, in particolare tra Barnier e Barclay e che continueranno anche i contatti tra Juncker e Johnson.
In una serie di interviste televisive concesse nel pomeriggio, Johnson ha poi sostenuto che “abbiamo effettivamente la giusta quantità di tempo per fare un accordo tra oggi e il 17-18 ottobre (la data del prossimo Consiglio europeo, ndr). Ma se non riusciamo a farlo entro il 31 ottobre, ci assicureremo di poter uscire il 31 ottobre, deal o no deal”. Ma, ha insistito, “posso già vedere la forme di un accordo”, anche se ha ammesso che ancora non c’è una proposta vera e propria da parte britannica.
Bettel nella conferenza stampa che ha tenuto, da solo, dopo l’incontro con Johnson (che è fuggito letteralmente poiché nella piazza di fronte molti manifestanti lo contestavano) è sembrato adirato con il collega britannico. “I britannici, noi, non possiamo essere ostaggi di giochi politici di partito” ha detto il premier lussemburghese, secondo il quale “i sostenitori della Brexit hanno mentito durante la campagna per il referendum”.
“Johnson dice di aver capito il mio messaggio – ha spiegato Bettel – gli ho detto che serve chiarezza, è quel che chiedono anche i cittadini”.