Bruxelles – Sarà la Brexit il nodo cruciale sul tavolo della Plenaria al Parlamento europeo di Strasburgo, che inizierà lunedì prossimo e che durerà fino al 19 settembre.
In concreto, si valuterà l’ipotesi di estendere l’articolo 50 del Trattato di Lisbona, che regola la procedura divorzio dall’Ue di un suo Stato membro. Questo qualora ne sorga la necessità, come aveva anticipato il presidente del Parlamento, David Sassoli. Qualunque revoca dall’accordo tra Ue e Regno Unito – si legge nel documento diffuso oggi durante un briefing riservato alla stampa – dovrà essere approvato dal Parlamento con un voto a maggioranza semplice.
“L’assemblea dovrà sostenere prima di tutto la volontà del popolo britannico per come essa si è palesata al referendum di giugno 2016”, ha esordito poi Philip Claeys, portavoce del gruppo parlamentare Identità e democrazia. “Per questo la mia squadra si discosta dal volere della maggioranza e seguirà quello dei cittadini”. Che questo implichi il sostegno di una linea dura, cioè di un no deal, non è chiaro dalle parole dell’eurodeputato. Quel che è certo è che, in caso di mancato accordo, il Regno Unito non sarà automaticamente immune dagli obblighi finanziari verso l’Ue. Quindi, se prevalesse il no deal, il Parlamento non approverà alcun accordo con il Regno Unito, fino a quando questo non avrà onorato i suoi obblighi finanziari.
A Strasburgo si parlerà anche di Ungheria, fanno sapere i rappresentanti dei gruppi parlamentari riuniti oggi davanti alla stampa. “La violazione dei valori di uguaglianza e democrazia sanciti dall’articolo 2 non è un tema che va dimenticato”, è stato ripetuto più volte. Il tema verrà ridiscusso lunedì prossimo dal Consiglio europeo: “se parliamo di stato di diritto questo è un punto su cui non si può transigere”.