Bruxelles – Fino all’ultimo era tutto incerto, tutto in bilico. In Parlamento europeo si ragionava sulla possibilità di aggiungere ai lavori d’Aula della prossima settimana una risoluzione sulla Brexit. Alla fine il testo sarà in Plenaria. Non c’è nulla di nuovo nel documento di otto pagine a firma dei capigruppo di popolari (EPP), socialdemocratici (S&D), liberali (RE), verdi e sinistra radicale (GUE) e Antonio Tajani, presidente della commissione Affari costituzione, responsabile per il dossier. Di nuovo c’è il Parlamento europeo.
Le posizioni dell’Eurocamera erano già state espresse, e il messaggio politico che giunge da Bruxelles è di continuità. I nuovi parlamentare europei eletti lo scorso 26 maggio non fanno altro che confermare la linea già espressa dai loro predecessori. Non è cosa da poco, perché “il Parlamento avrà l’ultima parola” sulla Brexit, ricorda il presidente dell’istituzione comuitaria, David Sassoli. Qualunque cosa succeda servirà un voto del Parlamento, che ribadisce una volta di più la linea.
“Non ci sarà alcun accordo senza backstop”, le disposizioni transitorie per la gestione delle frontiere irlandesi, tiene a sottolineare Sassoli. C’è la disponibilità a valutare ogni eventuale proposta alternativa di Londra al backstop e all’accordo trovato tra l’UE e Theresa May, “ma sfortunatamente fino ad ora il Regno Unito non ha prodotto alcuna alternativa credibile da un punto di vista giuridico e operativo”.
La risoluzione prevede dunque anche lo scenario di mancato accordo. Viene stabilito che questa eventualità sarà completa responsabilità britannica, e si ribadisce che non avere alcun accordo di uscita non implica la cessazione degli obblighi finanziari. Quindi, in situazione di ‘no-deal’ il Parlamento “rifiuterà il consenso a qualsivoglia accordo tra l’UE e il Regno Unito fino a quando il Regno Unito non avrà onorato i suoi impegni finanziari”.
Si ribadisce poi che il Parlamento è disponibile a concedere a Londra un’estensione del periodo transitorio ma solo “se ve ne sono ragioni” valide quali “evitare un mancato accordo, indire elezioni o un nuovo referendum, revocare l’articolo 50, o approvare l’accordo di recesso“.
C’è un allegato alla mozione di risoluzione. E’ il giudizio verbale di Sassoli agli ultimi avvenimenti britannici, in particolare la decisione di sospendere le attività di Westminster. “Ha colpito la decisione presa sul Parlamento sulla base di regole risalenti a quando il Parlamento aveva altre funzioni. Oggi i tempi sono cambiati. I Parlamenti devono restare sempre aperti, specie quando si discute il futuro del Paese. A noi piace così”.