Bruxelles – “La decisione ultima sarà presa dal collegio”. Ursula von der Leyen vuole sgombrare il campo da equivoci e malintesi. Nel presentare la sua squadra di governo comunitario la presidente eletta della Commissione europea chiarisce che nessuno sarà libero di muoversi all’interno dell’equipe di commissari. La composizione dell’organismo UE, così come concepito, ricalca e addirittura rafforza la concezione dell’attuale capo del Berlaymont, il lussemburghese Jean-Claude Juncker.
Juncker, quando assunse l’incarico cinque anni fa, decise di spezzettare i dossier e affidarli a più commissari. La commissione von der Leyen ricalca questo modello. Ci sarà una cabina regia composta da tra tre vicepresidenti responsabili per l’attuazione delle tre priorità dell’agenda del prossimo quinquennio: piano per l’ecologia e la sostenibilità, agenda digitale ed economia a sostegno dei cittadini. A far parte di questo ristretta cabina di regia Frans Timmermans (socialista), Valdis Dombrovskis (popolare) e Margrethe Vestager (liberale). A loro si affiancheranno cinque vicepresidenti, autorizzati a “guidare e coordinare i gruppi tematici di commissari su ciascuna delle priorità della Commissione”. L’agenda viene dunque scomposta e divisa tra tutti i membri del collegio.
I tre super-commissari avranno potere reale. Saranno i ‘controllori’ dei lavori della Commissione europea. Del triumvirato il più alto in grado è Timmermans. Sarà lui a presiedere i lavori del collegio quando von der Leyen sarà assente. Anche se ufficialmente responsabile per il Clima, l’olandese avrà voce in capitolo anche per quanto riguarda ambiente, commercio, trasporti, industria e tassazione. Vestager resta commissario per la Concorrenza. Al già importante portafoglio von der Leyen aggiunge quello dell’agenda digitale. La danese avrà dunque super-poteri anche per quanto riguarda industria e mercato interno. Dombrovskis mantiene le competenze per i servizi finanziari e “coordinerà il lavoro per l’economia a sostegno della cittadinanza”. Vuol dire politiche per la crescita, ma vuol dire anche voce in capitolo sugli affari economici.
Paolo Gentiloni, che si vede il portafoglio dell’economia, “condividerà” la sua esperienza col collegio, sottolinea von der Leyen. Sopra di lui ci saranno i vicepresidenti ordinari, più i tre esecutivi e, da ultimo, la presidente. Aver ottenuto il portafoglio economico non vuol dire pieni poteri in materia. Nella lettera di missione von der Leyen gli chiede di “assicurare l’applicazione del patto di stabilità e crescita, utilizzando tutta le flessibilità prevista”. Un modo per accontentare l’Italia, e tenere buoni i falchi rigoristi del nord. Dovrà essere il commissario italiano, comunque, a farsi promotore della riforma fiscale europea, in particolare per quanto riguarda l’introduzione della tassa sul carbonio. Una grande responsabilità, che rischia di portarsi dietro anche grandi critiche dal mondo dell’industria.
Il nuovo esecutivo comunitario cerca equilibri anche per il blocco di Visegrad (Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia, Ungheria). Il rispetto dello stato di diritto viene affidato a Vera Jourova, una ceca, che dovrà però lavorare sullo stesso tema assieme al belga Reynders. Si cerca l’equilibrio che non scontenti nessuno.
Non è vicepresidente, ma ha comunque grandi poteri Mariya Gabriel. Il suo portafoglio “Innovazione e gioventù” include cultura, ricerca, istruzione. Tanti programmi e tante risorse per la bulgara. Una scelta non casuale. Von der Leyen ha notato che nei principali posti (presidenti di Consiglio europeo, presidente di Commissione UE e vicepresidenti esecutivi, Alto rappresentante) non vi erano rappresenti di Stati membri del centro e dell’est Europa. Così ha nominato vicepresidenti Vera Jourova (Repubblica ceca), Maros Sefcovic (Slovacchia), Dubravka Suica (Croazia) e Margaritis Schinas (Grecia), nella ricerca di pesi e contrappesi che vede anche la quasi parità di genere (13 donne e 14 uomini).
L’idea di base è che “la necessità di un approccio aperto e cooperativo durante l’intero processo legislativo”, si legge nella lettera di incarico conferita da von der Leyen ai commissari. Per l’austriaco Johannes Hanh però si profilano eccezioni. Lui, a capo del bilancio, potrà ‘bypassare’ la cabina di regia. “Riferirà direttamente al presidente”, viene chiarito. Lavoro collegiale, ma tutto sotto il controllo diretto della presidente. Che ha idee chiare anche sulla Brexit.
Von der Leyen ha messo un irlandese a gestire il commercio. Quando il Regno Unito uscirà dall’UE si dovranno negoziare nuovi accordi. Phil Hogan, in quanto irlandese, avrà sensibilità molto spiccate sul tema. Non una buona notizia per Londra, in sostanza. Per di più Michel Barnier resterà alla guida dei negoziati.