Bruxelles – In un clima di (se possibile) crescente tensione sulla Brexit, oggi a Londra il parlamento britannico è chiamato a pronunciarsi sull’ipotesi di elezioni anticipate da indire per il 15 ottobre (AGGIORNAMENTO: la proposta è stata respinta). Si tratta, com’è noto, di una misura che il primo Ministro Boris Johnson intende adottare per uscire, a suo giudizio, dalla crisi politica in cui versa il suo Paese, bloccando il lavoro dei deputati.
Il partito del premier non ha più la maggioranza per governare, dopo il passaggio ai liberali dell’unico deputato che garantiva l’esistenza del governo e poi con l’espulsione di 21 membri dei Tories – che hanno votato con l’opposizione un disegno di legge per evitare una no deal Brexit – e le dimissioni della ministra conservatrice Amber Rudd, Johnson ha deciso di ricorrere a elezioni anticipate per bloccare le iniziative di chi si oppone a una separazione dall’Ue senza un accordo. Il premier, forte anche del probabile accordo elettorale con il leader del partito Brexit Nigel Farage, spera di vedere riconfermata la propria leadership. E i sondaggi, perlomeno fino a questo momento, sembrano incoraggiarlo. L’istituto YouGov dà ai conservatori il 35%, con 14 punti di vantaggio sui laburisti e anche l’Opinum, stando al The Guardian, accredita la stessa percentuale al successore di Theresa May, con un vantaggio, stavolta, di 10 punti sugli avversari di sinistra (25%).
Il voto di questa sera sarà probabilmente vinto “politicamente” da Johnson che dovrebbe avere la maggioranza dei parlamentari a favore, ma non avrà i due terzi necessari perché si vada ad elezioni anticipate, perché il partito Labour, pur dicendosi favorevole al voto, non si fida che poi Johnson non cambi la data (cosa che è nei suoi poteri una volta indette le elezioni) rendendo impossibile ogni azione per dilazionare una Brexit senza accordo. E da un premier che non si fa scrupolo di chiudere “d’autorità” il Parlamento per cinque settimane ci si possono aspettare sorprese di questo tipo.
Resta irremovibile la volontà di Johnson di attuare Brexit il 31 ottobre senza alcuna proroga. L’ha confermato alla Bbc il cancelliere dello Scacchiere Sajid Javid, aggiungendo che, in occasione della riunione del Consiglio europeo del 17-18 ottobre, Johnson cercherà di raggiungere un accordo con Bruxelles per facilitare l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue, ma senza allungare i tempi.
Lo stesso intento ha ribadito oggi il leader dei Tories a Dublino, in occasione del suo primo incontro con l’omologo irlandese, Teo Varadkar. “Dobbiamo rendere effettiva la Brexit il 31 ottobre, altrimenti temo che procureremo nel Regno Unito un danno irreparabile alla fiducia nella democrazia”, ha detto Johnson.
In merito alla spinosa questione del backstop, la clausola di salvaguardia di un confine irlandese senza barriere contenuta nell’accordo raggiunto dai 27 con l’ex premier Theresa May, Johnson ha detto di volersi impegnare a mantenere indisturbati i contatti di persone e merci al confine tra Irlanda e Gran Bretagna, aggiungendo che il suo Paese “non istituirà mai più controlli, sperando che gli amici europei s’impegnino nella stessa direzione”.
Il Primo ministro britannico ha dichiarato di voler cooperare con l’Irlanda per “proteggere la sua unità economica e i vantaggi che essa ha tratto dall’adesione al Mercato unico europeo”, senza tuttavia intaccare la decisione della Gran Bretagna di abbandonare l’Europa. “Per il bene degli affari, degli agricoltori e di tutte le persone che contano su di noi, io preferisco assolutamente trovare un accordo”, ha affermato Johnson. E, rivolto a Varadkar, “Non dico di risolvere tutto oggi, ma sono convinto che un accordo vada trovato entro il 18 ottobre. Facciamolo insieme”.
Però varie fonti concordano nel dire che Johnson si è presentato a Dublino senza una proposta definita, senza nessuna novità da proporre concretamente al Consiglio europeo.