Bruxelles – L’attività industriale in Germania è in crisi. Secondo il ministero dell’Economia tedesco, la produzione industriale nel mese di luglio è calata del 4,2% su base tendenziale. Ne ha risentito subito il Pil, sceso dello 0,1%, in contrasto con quello dell’Eurozona, cresciuto dello 0,2%.
“L’attività industriale rimane debole. Dato l’inizio fiacco della seconda metà dell’anno e la ripresa ancora invisibile degli ordini industriali, non vi sono prospettive di miglioramento”, ha fatto sapere oggi il ministero dell’Interno tedesco. Parole che trovano conferma nell’andamento degli ordini, un indicatore importante per l’attività futura dei produttori: sono in calo del 5,6% su base annua. E’ salito, invece, il costo del lavoro, in rialzo del 3,2% su base annua e dello 0,8% su base trimestrale. Come conseguenza, il rischio di recessione economica cresce, lasciando ben poche speranze per i prossimi mesi, sostiene l’economista Thomas Ginzel della VP Bank.
A subire gli effetti di tale stagnazione produttiva è anche la domanda dal resto del mondo, in particolare da parte delle due maggiori potenze economiche mondiali, Stati Uniti e Cina: questa, secondo il quotidiano tedesco Der Spiegel, sarebbe scesa addirittura del 6,7%. La Cina è attualmente il primo partner commerciale tedesco, con un interscambio di circa 200 miliardi di euro. La congiuntura economica negativa che la Germania sta attraversando, sarebbe dovuta anche alla guerra commerciale in corso tra Washington e Pechino, spiega Der Spiegel. E potrebbe essere uno dei temi sul tavolo dell’incontro di oggi tra il premier cinese Li Keqiang e la cancelliera tedesca Angela Merkel, in visita a Pechino per la dodicesima volta.