Bruxelles – IVA, i conti continuano a non tornare. Evasioni, frodi, mancate riscossioni pesano tanto, troppo, sulle casse di tutta Europa. In tutta l’Unione europea nel solo 2017 il cosiddetto “divario dell’IVA”, vale a dire differenza complessiva tra il gettito atteso e l’importo effettivamente riscosso, ammonta a oltre 137 miliardi di euro. Soldi persi, risorse che non possono essere impiegate per finanziare ciò di cui i cittadini hanno bisogno.
A lanciare l’allarme la Commissione europea in uno studio diffuso oggi. L’esecutivo comunitario denuncia la mancanza di progressi registrati. In un solo anno in tutto il territorio dell’UE, tra il 2016 e il 2018, il fenomeno è rimasto praticamente identico in termini di proporzioni. Appena otto miliardi di euro in meno, le perdite del 2017. Il gap, denuncia il documento, “si è leggermente ridotto rispetto agli anni precedenti, ma rimane molto elevato”. E’ il caso in particolare dell’Italia, primo Paese per mancati versamenti dell’imposta. Nel 2017 sono andati persi 33,6 miliardi di euro. Per dare un’idea, poco meno di un quarto di tutta l’IVA non pagata a livello europeo è concentrata nella Penisola.
Anche i tanto attenti tedeschi hanno molto su cui dover lavorare. Dopo l’Italia, nella classifica dei divari dell’IVA, c’è proprio la Germania (25 miliardi di euro persi nel 2017). A livello percentuale è invece la Romania ad aver subito maggiori perdite (-36%, pari a 6,4 miliardi di euro).
“Gli Stati membri non possono permettersi di stare a guardare mentre miliardi di euro vanno persi a causa di pratiche illegali come le frodi a carosello e di incongruenze nel sistema dell’IVA”, lamenta Pierre Moscovici, commissario per gli Affari economici. “Per raggiungere progressi più significativi servirà una profonda riforma del sistema dell’IVA, cosicché sia più resistente alla frode”.