Bruxelles – La Commissione europea non molla. Sul rispetto dello Stato di diritto non farà sconti, come non ne ha fatti nel corso di questa legislatura. Frans Timmermans, commissario uscente per la Migliore legislazione e le questioni legate a diritti fondamentali, chiarisce che qualunque sarà l’organizzazione del prossimo esecutivo comunitario, Bruxelles continuerà nel suo lavoro.
“La Commissione continuerà a svolgere il suo ruolo di guardiano dei Trattati”, dice in occasione dell’audizione in commissione Libertà civili del Parlamento europeo. Proprio nel nuovo Parlamento europeo Timmermans trova alleati disposti a condurre la sua battaglia. Liberali e Verdi insistono sulla “necessità di legare” la stanziamento dei fondi comunitari al rispetto dei fondi europei. E’ questa una delle proposte principali contenute del documento del team Juncker.
Timmermans resterà anche nel team di Ursula von der Leyen. Questa è decisa a premere sulla comunicazione atta a rafforzare rispetto e tutela dello stato di diritto, e il Parlamento offre disponibilità a fare pressione sugli Stati membri. Il nodo è tutto qui, squisitamente nazionale.
La comunicazione non è un atto giuridicamente vincolante. I governi possono farne tranquillamente ciò che vogliono, anche niente. L’aspetto dei fondi serve quantomeno a sollevare il tema, che in Consiglio non vede tutti d’accordo. Però, ragiona Timmermans, “chi è che controlla il rispetto delle regole europee a livello nazionale? I giudici nazionali, che in questo senso sono giudici europei”.
Non è un discorso di sovranità, dunque. Gli Stati restano sovrani. E non è neppure una questione di numeri. La società contemporanea, e l’UE con essa, ricorda il commissario europeo, si fonda su democrazia, Stato di diritto e rispetto dei diritti fondamentali. “Non si può usare un principio contro gli altri, e non possiamo pensare di fare ciò che vogliamo perché siamo stati eletti e abbiamo una maggioranza”. Un messaggio alle derive populiste, nazionaliste ed estremiste di tutta Europa.
Timmermans non cede. “Con violazioni sistematiche delle regole europee devono scattare sanzioni finanziarie”. Di questo ha già avuto modo di parlare con la prossima presidente della Commissione europea. Decisa a continuare nel solco dell’eredità lasciata dal team Juncker, di cui Timmermans è stato grande interprete.