A quanto sembra il nuovo governo italiano nascerà nelle prossime ore e presto nascerà anche la nuova Commissione europea. Tutti e due gli esecutivi insistono sulla necessità del rilancio economico, dell’occupazione ed hanno al centro del programma la lotta al cambiamento climatico. Oddio, forse per l’Italia siamo un po’ ottimisti, ma è sempre stato un cavallo di battaglia del Movimento, un’emergenza non negata dal PD, dunque un punto di incontro per far un po’ “salire” questa priorità si potrà trovare. Ecco, vorremmo focalizzarci su questo, perché la difesa dell’ambiente è certamente una delle più grandi risorse che Italia e Unione europea hanno nel loro bagaglio.
Non è solo una, ovvia, questione di sopravvivenza del Pianeta e di chi lo abita, sopratutto per i nostri figli, ai quali rischiamo di lasciare una sorta di immensa discarica maleodorante e altamente insana. E’ una decisiva questione economica, è il settore dal quale l’Unione può ripartire per prendersi una leadership politica ed economica mondiale che ha evidentemente perso negli ultimi anni.
I cittadini europei mettono sempre il clima tra le primissime priorità da affrontare, è un dato che emerge un po’ da tutti i sondaggi, quindi da questo punto di vista un consenso robusto c’è, e va seguito e coltivato. L’Unione europea, pur con molti distinguo, è all’avanguardia nelle politiche per la difesa del clima, ha ridotto significativamente negli anni, eccetto che nel settore dei trasporti, le sue emissioni, e si sta impegnando per fare meglio in futuro.
Il presidente francese Emmanuel Macron, attento alla crescita del suo Pese tanto quanto ai sondaggi, sta investendo sulla diplomazia ambientale e al G7 di Biarritz questo gli ha portato punti anche con la sua opinione pubblica. Insomma, la lotta al cambiamento climatico sta diventando un cavallo di battaglia per migliorare la propria immagine presso i propri cittadini.
Ancora ci sono molte difficoltà, molti Paesi, sopratutto nell’Europa centrale, dipendono dal carbone, altri non riescono ad essere veloci quanto vorrebbero nella transizione verso l’energia rinnovabile, ma la strada è senza dubbio stata intrapresa con una certa decisione.
Ed è la strada che può permettere all’Unione di riprendersi un ruolo di leader mondiale, non solo politico, ma economico.
Altre parti del Mondo, come gli Usa di Donald Trump, il Brasile di Bolsonaro, la Cina, sono in evidente ritardo (per non usare termini più drammatici) ma non è che il tema non li riguardi. Se la questione non è esplosa ora, se non riesce a ritagliarsi lo spazio che merita in questo momento, lo farà di sicuro presto: le sensibilità dei cittadini stanno crescendo, i governi cambiano, le necessità oggettive diventeranno inevitabili. Ma è indiscutibile che l’Europa sia un passo avanti, e da qui deve partire per affrontare una sfida, vitale, che può riportarla ad essere leader.
E’ una necessità, d’altra parte. L’Europa conta solo per il dieci per cento delle emissioni globali, ma dal punto di vista tecnologico è molto più avanti. Investire, continuare ad investire, aumentare gli sforzi, in questo settore può portare, oltre che a migliorare le cose nel nostro fazzoletto di Mondo (cosa comunque da fare senza indugi), a nuova ricchezza, ma rende indispensabile, per raggiungere lo scopo della lotta al cambiamento climatico, esportare politiche e tecnologie. C’è già ora una prateria immensa sulla quale lavorare, per creare nuova ricchezza e nuova occupazione nell’Unione, ma anche per esportare politiche e conoscenze, partendo da una situazione che in questo momento è di vantaggio.
La difesa dell’ambiente è un investimento economico in un settore che non potrà non espandersi in futuro, in Europa e nel Mondo, e perdere l’occasione di sfruttare un abbrivio che c’è sarebbe davvero suicida.