Bruxelles – Nessuna rottura con l’attuale mandato in via di esaurimento. Nessuno scossone nelle politiche monetarie. Semmai l’intenzione di proseguire all’insegna della continuità nell’immediato, per modificare quello che si può. La Banca centrale europea secondo Christine Lagarde, presidente designata a succedere all’italiano Mario Draghi. In audizione in commissione Affari economici del Parlamento europeo, Lagarde annuncia che in caso di conferma dell’Aula non si ridisegnerà i metodi sin qui assunti da Francoforte.
“Concordo con il consiglio direttivo che la politica accomodante deve essere garantita per un lungo periodo di tempo”, scandisce Lagarde, schierandosi con l’operato di Draghi. Allo stesso tempo considera che già adesso ci siano spazi per modifiche decisionali ed operative. “Sotto la presidenza di Draghi vedo componenti che possono essere ri-esplorate”.
La BCE che ha in mente l’ex ministra delle Finanze francese ruota attorno a tre priorità, che elenca lei stessa: impegno nel rispetto del mandato della Banca centrale europea, agilità nella risposta alla sfide e inclusione. Sul primo punto vuol dire agire nel rispetto delle regole. Fare il possibile per garantire la stabilità dei prezzi, che “rimane l’obiettivo primario”.
Ma guai a utilizzare la formula “whatever it takes” (tutto il necessario, qualunque cosa si renda indispensabile fare) utilizzata da Draghi, perché, spiega la francese, “dire fare tutto il necessario vorrebbe dire che qualcun altro non ha fatto la propria parte”.
In questo Lagarde è molto abile. Risponde a tutte le domande senza esporsi, manda i messaggi giusti agli interlocutori giusti senza citarli. Invita a fare le riforme, perché “in molti Paesi le riforme strutturali restano una missione incompiuta”. Un messaggio anche per l’Italia. Dai banchi del Parlamento le chiedono se Paesi con alto debito come il Portogallo (si cita solo questo Paese, ndr) abbiano beneficiato di flessibilità e politiche accomodanti della BCE per venire meno alle proprie responsabilità.
Cita John Fitzgerald Kennedy per recapitare il messaggio. “Il momento giusto per riparare il tetto è quando c’è il sole, e questo principio rimane valido”. Tenendo conto che nuvole iniziano ad ammassarsi all’orizzonte. “La crescita è minacciata da fattori esterni come le guerre commerciali, la Brexit, tensioni geopolitiche. Per l’economia dell’area euro ci sono rischi di breve periodo”. Serve avere i conti pubblici in ordine, ridurre gli squilibri. Un messaggio anche per il governo giallo-rosso in corso di formazione.
Bisogna agire, bisogna farlo adesso, bisogna farli tutti insieme. “Sono stato ministro durante la crisi, e ho visto quanto sia difficile coordinare le politiche economiche”. Un messaggio anche questo diretto a chi tende a chiedere flessibilità più che attenersi alle regole comuni, che sono lì.
Quindi un monito anche per la Germania. “Alcuni Stati dell’area euro dovrebbero far uso dello spazio di spesa che hanno per investire in infrastrutture ed evitare recessione. Lo spazio non è molto, ma c’è”.
Lagarde sa di non poter parlare troppo francamente in questo momento. E’ e rimane solo la candidata alla guida dell’eurotower, un ruolo che ancora non le è proprio. Ma promette “cooperazione” e dialogo se dovesse essere confermata. Promette di riconoscere centralità al Parlamento europeo. Perché è qui che deve trovare i voti necessari, ovviamente. Perché la “Bce deve ascoltare e comprendere i cittadini”, che sentono l’Europa e le sue istituzioni lontane come non mai.
“La Banca centrale europea è indipendente ma non è direttamente eletta, ed è dunque fondamentale che si renda responsabile di fronte ad istituzioni elette”, dice Lagarde, decisa a ricercare collaborazione “all’interno dell’area euro” e dell’eurogruppo, ma anche oltre. “Vedo la possibilità di cooperazione anche in altri consessi”.
Christine Lagarde ricorda brevemente il suo personale curriculum. E’ stata, tra le altre cose, alla guida del Fondo monetario internazionale, una delle tre istituzioni responsabili della ristrutturazione del debito ellenico. Cerca di scrollarsi di dosso l’eredità scomoda di esponente del rigore cieco. Le politiche lacrime e sangue imposte ad Atene non sono passate inosservate.
L’apertura di Lagarde al dialogo e alla collaborazione intende ridare nuova immagine al mondo delle banche e della finanza. “Ci contestano di aver salvato il sistema finanziario. Abbiamo voluto evitare fallimenti e crisi di liquidità, che avrebbero significato crisi per i risparmiatori”. E sulla Grecia. “Non trovo utile aprire il vaso di Pandora del programma della Grecia. La Grecia ha avuto problemi e ci ha chiesto aiuto, e non tutte le riforme concordate sono state completate”. Ora è tempo di voltare pagina. Lagarde cerca la fiducia del Parlamento per farlo.
Per conquistare il via libera della commissione Affari economici, non vincolante ma comunque politicamente importante in vista del voto d’Aula tra tre settimane, ricorda gli impegni assunti dalla nuova presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, su sostenibilità. La BCE è pronta a giocare il suo ruolo nella lotta ai cambiamenti climatici e garantire che si possano finanziare progetti in tal senso.