Roma – Giovedi mattina alle 9.30 Giuseppe Conte salirà al Quirinale per ricevere l’incarico di formare il suo secondo governo. La convocazione è stata annunciata ieri al termine del secondo giro di consultazioni delle forze politiche.
“Vale la pena tentare” per Nicola Zingaretti che uscendo dallo studio alla vetrata del Quirinale ufficializza il via libera del Partito democratico all’investitura di Giuseppe Conte per la guida del nuovo governo. Poche parole per spiegare una trattativa fin qui molto difficile e da parte del Pd quasi una scommessa nel far nascere una maggioranza con un Movimento che in questi anni è stato un avversario molto polemico. A fine giornata è durato solo dieci minuti di colloquio della delegazione del M5S con il presidente della Repubblica, incontro in cui Luigi Di Maio ha confermato l’investitura per Conte e “l’accordo con il PD per un governo di lungo termine fondato sul programma”. Anche per il capo politico del M5S si tratta di una scelta di necessità, “costi quel che costi dobbiamo mantenere gli impegni presi”, attaccando poi duramente l’ex alleato “che ha staccato la spina lasciando l’Italia senza governo da un mese”.
Il nodo da sciogliere è ancora il suo ruolo e la rinuncia alla carica di vicepremier, condizione posta dal PD per segnare la discontinuità politica e evitare la “staffetta” di governo. Prima il programma, “poi vedremo chi lo porterà avanti”, ha detto Di Maio spostando così nel proseguo della trattativa lo scoglio delle cariche. L’altro tema che ha fatto molto discutere è il voto sulla piattaforma Rousseau da parte degli iscritti dei Cinquestelle, eventualità molto criticata dagli stessi gruppi parlamentari e che andrebbe a sbattere con il percorso costituzionale. Al Quirinale infatti questo tema è stato totalmente ignorato perché non avrebbe alcuna ricaduta sulle scelte che verranno fatte nelle prossime ore.
Nel pomeriggio nel salone alla vetrata sono state ricevute anche le delegazioni di Forza Italia e della Lega, che hanno manifestato a Mattarella la forte contrarietà alla nascita del nuovo governo e la preferenza per andare nuovamente al voto. Molto duro il leader leghista Matteo Salvini che ha sfruttato le dirette televisive per fare un comizio pieno di astio verso gli ex alleati e verso Conte “che PD e Cinquestelle hanno trovato a Biarritz”. Un governo che “nasce dalla vendetta contro di me” ha detto il capo del Carroccio che evoca il complotto internazionale, un disegno “che nasce a Parigi a Berlino e Bruxelles che ha un’idea di svendita di questo Paese a poteri che non sono in Italia”.
La salita, per il governo Conte bis tuttavia non è ancora finita. L’incarico è pieno ma i tempi per un ritorno al Quirinale per sciogliere la riserva non saranno rapidissimi. La formazione del nuovo esecutivo non dipenderà stavolta solo dagli equilibri tra le due forze politiche ma anche da una più spiccata centralità del presidente incaricato che vorrà avere voce in capitolo nelle scelte. Lista dei ministri sui quali naturalmente ci deve essere il via libera del presidente Mattarella al quale spetta ufficialmente la nomina, che non è sempre scontata. Vale per tutti, ma il Capo dello Stato avrà una particolare attenzione per i ministeri dell’Economia, degli Esteri, dell’Interno e della Giustizia. C’è poi il fattore di genere che il PD ha posto con determinazione e dunque l’equilibrio per avere una presenza di ministre non solo di facciata ma con ruoli significativi.