Bruxelles – Tutto sommato a Jean-Claude Juncker forse dispiacerebbe non incontrare più Giuseppe Conte come presidente del Consiglio italiano. Non si vedono da un paio di mesi e anche l’occasione del G7 di Biarritz è andata persa, perché il presidente della Commissione europea solo ieri è rientrato al lavoro dopo un periodo di convalescenza per una piccola operazione chirurgica.
In queste settimane di crisi i due non si sono ancora sentiti, ma non è escluso che lo facciano nelle prossime ore. L’agenda di Juncker è ancora in via di definizione, ed ora il primo tema sul quale la Commissione è coinvolta è la Brexit, e da qui, con una telefonata a Boris Johnson, è ricominciato il lavoro del lussemburghese.
In questa crisi agostana a Bruxelles l’unica cosa chiara è che la Lega potrebbe essere fuori dal prossimo governo, e la cosa viene vista con un certo sollievo. Ancor più si vedrebbe con sollievo se l’Italia riuscisse ad evitare le elezioni anticipate e se Conte restasse al suo posto, circondato da ministri del PD nei ruoli economici chiave.
Nell’assenza forzata di Juncker è stato il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, da Biarritz, a spendere qualche parola che chiarisce la posizione dell’Unione: “Il presidente Giuseppe Conte è stato uno dei migliori esempi di lealtà in Europa”, ha detto il polacco, sottolineando poi una frase chiave: “E’ sempre difficile difendere gli interessi nazionali e trovare soluzioni europee ma su di lui posso dire soltanto cose positive”. E’ chiaramente un endorsement verso un premier che, in realtà, si è fatto sfuggire molte occasioni di fare gli “Interessi nazionali”, ma che certo non ha messo mai i bastoni tra le ruote dell’Unione. E quindi all’UE, vista la situazione italiana, uno come Conte va bene, anche perché una delle cose che meno piacciono a Bruxelles sono le novità: meglio gestire una continuità, pur con qualche aggiustamento, che avventurarsi in strade nuove e poco conosciute. In fondo poi, ha detto Tusk, la compagnia di Conte è anche piacevole: “Ha un gran senso dell’umorismo”, ha chiosato.
Anche il presidente Usa Donald Trump ha partecipato a questa rete di protezione: Conte è “un uomo di talento, spero rimanga primo ministro”.
Le elezioni anticipate in Italia, in questo momento, con i sondaggi che circolano, sono proprio una bestia nera. L’idea che Matteo Salvini, che a Bruxelles si è visto poco e niente, ma sul quale si è commentato tanto, possa stravincere un voto popolare, magari alleato con la destra estrema di Fratelli d’Italia è terrorizzante. Già un governo con la Lega (oltre che i cinque stelle) è stato una continua preoccupazione, ma un governo della Lega sarebbe davvero troppo. Già ci sono grossi problemi con Ungheria e Polonia, aggiungere a questi un Paese grande come l’Italia complicherebbe molto le cose.
E allora meglio trovare ancora Conte a Palazzo Chigi, anche se sempre come uomo dei Cinque stelle, ma alleato con il PD. Il premier, dicevamo, è conosciuto, oramai si sa come trattarlo, e, almeno lui personalmente, non ha mai creato grandi problemi al progetto europeo. Gli uomini del PD sono poi quanto di meglio a Bruxelles si ritenga di poter trovare in Italia in chiave europeista. Uno di loro, David Sassoli, lo si è già scelto per guidare il Parlamento europeo, ed un altro, Roberto Gualtieri, ne guida la commissione Economica, forse la più importante.
Le elezioni, poi, aprirebbero un periodo di incertezza troppo lungo in questo momento. Bene che vadano le cose, in questa eventualità un governo non nascerebbe prima di metà dicembre. Che ne sarebbe della manovra economica, che tante preoccupazioni desta a Bruxelles? Al di là dei contenuti, che in caso di vittoria leghista non sarebbero certo condivisi, quando sarebbe varata?
E poi c’è anche il problema del commissario europeo italiano. Tranne la Francia, che ha promesso la nomina per ieri ma senza rispettare l’impegno, tutti gli altri hanno indicato i loro candidati a Ursula von der Leyen, meno l’Italia. Ma la Commissione deve essere messa in piedi, le caselle vanno riempite, e per l’Italia, comunque sia, non è che si possono riservare gli “avanzi”. Ogni casella ha il suo peso nell’organizzazione complessiva e, come spiegano in Commissione, “prima arriva la nomina meglio è”, anche perché i tempi cominciano ad essere stretti: si devono svolgere le interviste con la presidente eletta e poi, a fine settembre, inizieranno le audizioni in Parlamento, che voterà ad ottobre. Ci sarà un governo in carica in Italia per quella data? A Bruxelles si spera di sì.