Roma – Dopo la guerra di nervi ora l’intesa tra Movimento 5 Stelle e Partito democratico è più vicina. Nel pomeriggio il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha incontrato brevemente a Palazzo Chigi Luigi Di Maio, sbloccando lo stallo causato da veti e contro veti. Faccia a faccia però ancora non risolutivo che proseguirà in tarda serata anche con Giuseppe Conte di ritorno dal G7 e con Andrea Orlando vicesegretario Dem. “Lavoriamo per un governo di svolta che guardi agli interessi degli italiani ma sono ottimista, siamo sulla strada giusta” ha detto Zingaretti, confermando un’intesa da perfezionare.
Preso atto della possibilità di una trattativa più concreta, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha convocato il nuovo calendario delle consultazioni che cominceranno domani pomeriggio. Prima ci sarà il colloquio telefonico con il presidente emerito Giorgio Napolitano, poi l’incontro con i vertici delle Camere, Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico. A seguire le forze politiche con i gruppi parlamentari misto, le autonomie e le minoranze linguistiche mentre mercoledì sarà la volta delle altre forze politiche maggiori. A mettere la trattativa sui binari sarebbe stata da parte del Pd ad allentare il veto sul nome di Giuseppe Conte e da parte del M5S la decisione della svolta con una discontinuità e l’abbandono definitivo dell’esperienza con la Lega. Decisione maturata nel pomeriggio durante un vertice con i maggiori esponenti del Movimento, con Luigi Di Maio, Davide Casaleggio e i capigruppo di Camera e Senato che avrebbero riferito l’orientamento dei deputati e senatori, favorevoli a un’intesa con il PD. L’intenzione sarebbe comunque quella di sottoporre la nuova coalizione a un voto degli iscritti del Movimento sulla piattaforma Rousseau. Il Pd invece ha convocato la direzione per domani pomeriggio.
Se i partiti dovessero confermare l’intenzione di far proseguire la legislatura, il Capo dello Stato potrebbe già domani sera convocare Giuseppe Conte per conferirgli l’incarico per un nuovo governo con una maggioranza diversa da quella nata nel giugno del 2018 tra la Lega e il M5S.
Naturalmente la trattativa sui ministeri e sul programma sarà molo serrata, Mattarella ha chiesto alle forze politiche in campo già dalla scorsa settimana, l’impegno a chiudere la crisi in tempi brevi. Crisi aperta dal capo della Lega Matteo Salvini che, pur senza votare la sfiducia al premier Conte, ha manifestato nel pieno dell’estate l’intenzione di chiudere l’esperienza di governo. Il suo obiettivo era andare al voto prima possibile per capitalizzare i consensi raggiunti nel Paese, ma la strada per le urne anticipate si è interrotta bruscamente, al punto che Salvini accortosi di avere sbagliato i tempi ha tentato in ogni modo di ricucire il “contratto” senza però successo.
Nel frattempo il premier Conte, ancora in carica per gli affari correnti, ha partecipato al G7 di Biarritz e, nonostante la crisi in atto, recuperato una quota di credibilità anche internazionale minata in questi 14 mesi dall’alleanza anomala gialloverde. Coalizione che proprio al voto della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen si è spaccata registrando il voto contrario della Lega che si è schierata con la fronda sovranista di Strasburgo.
E sul fronte della prossima squadra di palazzo Berlaymont, ci sarà il primo banco di prova se dovesse nascere il nuovo governo M5S-PD, che dovrà indicare il commissario italiano. Tra gli ultimi Paesi a farlo, anche a causa dello stallo politico (la scadenza anche seppure non ultimativa era indicata per oggi), von der Leyen attende da Palazzo Chigi il nome, e per un equilibrio di genere gradirebbe fosse quello di una donna. Allo stato dell’arte della trattativa di governo, l’indicazione potrebbe essere assegnata al Pd e il nome più accreditato negli ambienti del Nazareno è quello di Roberto Gualtieri, appena riconfermato alla presidenza della commissione per gli Affari economici e monetari del Parlamento europeo. Il ruolo di Commissario è certamente di grande prestigio ma accettare la nomina significa lasciare quella attuale, particolarmente importante anche per l’Italia, e dunque tutto dipenderà dalla “caratura” del portafoglio che verrà assegnato al nostro Paese.