Il Decreto Dignità è diventato ufficialmente legge a partire dalla scorsa metà di luglio, ma cosa ci si deve aspettare dal primo provvedimento del ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio? Ebbene, il Decreto Dignità prevede importanti cambiamenti per quanto riguarda le attività di imprese e datori di lavoro, introducendo inoltre semplificazioni a livello fiscale per i professionisti. Oltre a queste ultime, tre sono gli altri punti fondamentali: disincentivazioni delle delocalizzazioni, lotta al precariato con la modifica del Jobs Act e lo stop all’incentivazione al gioco d’azzardo.
Ovviamente per quanto riguarda il settore del gioco, il Decreto Dignità ha apportato delle grosse limitazioni e le polemiche da parte delle aziende operanti non sono tardate ad arrivare, soprattutto perché in Italia l’intrattenimento online copre una grossa fetta dell’economia. Vietando le pubblicità del gioco d’azzardo e delle scommesse nei principali mezzi di comunicazione di massa non ne rimarranno esenti quelle online, poiché le società di gambling in rete pagano i motori di ricerca per far sì che i loro siti web con licenza compaiano nelle prime posizioni quando l’utente effettua una ricerca. E le compagnie online non possono rimanere esenti anche perché al giorno d’oggi compongono la fetta più grande del profitto, protagoniste di una crescita che pare non conoscere rallentamenti né tantomeno frenate. Come mai? Sicuramente la comodità del poter giocare ovunque aiuta il mondo dell’intrattenimento online a diffondersi, ma ciò che gli appassionati più amano è senza dubbio la vasta scelta: di giochi, quando si tratta di casinò online, e di diversi tipi di scommesse, su qualsiasi sport si possa immaginare, per quanto riguarda lo sport.
Eppure, nonostante appunto i vantaggi economici, il vicepremier Di Maio già in tempo di campagna elettorale aveva preannunciato una nuova legge rivolta al mondo del gioco, per prevenire e mettere un freno al fenomeno della ludopatia, conseguenza della crescita del settore del gambling negli ultimi anni, l’altra faccia della medaglia vista dalla parte dei consumatori.
L’Agcom ha prontamente risposto al decreto del governo portando i numeri alla mano: si stima infatti che il divieto di pubblicizzazione farà perdere al solo sistema del calcio ben 100 milioni di euro l’anno con la conseguente perdita di competitività rispetto agli altri campionati stranieri. La stessa Lega Serie A ha dichiarato come si finanzi in gran parte grazie alle sponsorizzazioni, tanto che nel 2018 questo mercato ha raggiunto un valore superiore a 20 miliardi di euro.
Sempre l’Agcom ha dichiarato che il Decreto Dignità influenzerà non soltanto il calcio in senso stretto, ma anche altri settori dell’economia italiana come le agenzie legali per le scommesse, per questo ha richiesto una riforma urgente per risolvere i problemi emersi in seguito alla nuova legislazione senza ovviamente trascurare la ludopatia, che colpisce in media 150 mila giocatori l’anno.
Per quanto riguarda invece i cambiamenti in materia di lavoro, sono previste modifiche per i contratti di lavoro a termine e di somministrazione, la parziale reintroduzione dei voucher e l’introduzione di sgravi contributivi per le aziende che assumono a tempo indeterminato giovani sotto i 35 anni, oltre che indennizzi di disoccupazione più alti per i licenziamenti ingiustificati.
Un ulteriore importante cambiamento riguarda inoltre le misure contro la delocalizzazione delle imprese e la tutela dei livelli occupazionali, per combattere la tendenza a spostare le attività produttive in altri luoghi per aumentare l’efficienza a discapito dell’occupazione, processo per il quale venivano stanziati contributi e detrazioni.
In materia fiscale infine il decreto prevede la sospensione del redditometro in vista di un aggiornamento e l’abolizione degli split payment professionisti.