Roma – “Se ci bocciano sarebbe un fatto senza precedenti, a quel punto scateniamo la guerra”. Il ministro dell’Agricoltura Gianmarco Centinaio, in predicato per un ruolo nella Commissione europea, lancia un duro avvertimento al Parlamento. Dai quotidiani italiani La Repubblica e La Stampa, ammette per la prima volta di essere uno dei candidati leghisti insieme al viceministro all’economia Massimo Garavaglia e non accetta di restare fuori dai giochi. Nei suoi desideri il portafoglio dell’agricoltura “che tutti sottovalutano perché in genere viene affidato a Paesi poco importanti ma non è una delega di serie B e gestisce decine di miliardi”.
Altra partita se invece all’Italia arrivasse quella “delega economica importante come chiesto dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte: Industria, Commercio o Concorrenza che sarebbero invece territori più consoni a Garavaglia. Ma la vicenda “è ancora molto lunga, c’è ancora tempo” dice Antonio Tajani che conosce bene queste trattative e secondo cui “è molto difficile che venga assegnata la casella senza conoscere prima il candidato”.
Il percorso che porta alla nomina del commissario designato dal governo italiano passa per l’esame delle commissioni competenti in audizione pubblica, un passaggio per nulla formale e che serve al Parlamento per valutare le capacità, le esperienze e le linee guida del programma che i candidati intendono portare avanti.
La Lega con il voto contrario alla presidente van der Leyen a Bruxelles resta sotto osservazione e qualunque sarà il nome fatto da Palazzo Chigi, la valutazione da parte degli europarlamentari avrà un supplemento di attenzione. Di certo non aiutano le minacce (“se dovessero impallinarci faremmo un gran casino”) , mentre sarebbe opportuno cercare alleanze anche tra gli italiani che in Italia sono all’opposizione(PD e Forza Italia) mentre in Commissione europea fanno parte della maggioranza.
Certo il nome di Centinaio “suona” bene, se si guarda al contesto. Sulle questioni agricole, l’Italia gode di una posizione favorevole in Parlamento europeo, dove vanta capigruppo preparati e competenti. In commissione Agricoltura Paolo De Castro sarà il responsabile dei socialisti europei (S&D), Herbert Dorfmann lo sarà per i popolari (Ppe). Il passato di De Castro è noto. Già ministro delle politiche agricole e presidente della commissione parlamentare europea dove tutt’ora siede, De Castro è una garanzia è “un guru” della materia.
Dorfmann è alla sua terza legislatura europea, è nella precedente è stato membro proprio della commissione Agricoltura e presidente dell’Intergruppo vino, bevande alcoliche e prodotti alimentari di qualità, ha una laurea in agraria ed è stato docente in una scuola agraria. E’ la sua materia, insomma.
Non solo. C’è sempre un altro italiano “a guardia” della commissione Affari economici del Parlamento europeo: Roberto Gualtieri (PD/S&D). Qui dovranno essere prese tutte le decisioni relativi a finanze e risorse da destinare ai vari capitoli di spesa, agricoltura compresa.
Se l’Italia mira al commissario agricolo allora Centinaio non solo sembra avere le carte in regola, ma il sistema Paese avrà pure un “tesoretto” politico, a livello europeo. Tanti italiani in posti chiave nel momento in cui gli Stati membri e lo stesso Parlamento europeo sono alle prese con la riforma della Politica agricola comune (PAC).
La PAC post-2020 è uno dei temi politici di rilievo nell’agenda comunitaria che ha già interessato governi nazionali e istituzioni comunitarie, e che l’avvio della nuova legislatura europea, previsto l’1 novembre, rimetterà immediatamente al centro del dibattito.
Certo, i capigruppo in commissione Agricoltura a Bruxelles sono espressione di partiti che in Italia sono all’opposizione, e oltretutto hanno tradizioni e credo politici differenti. PD e Forza Italia, oltre a dover fare squadra tra loro, dovranno anche saper lavorare con Lega e Movimento 5 Stelle.