Bruxelles – Non solo Scozia. Adesso anche l’Irlanda del Nord minaccia di dire addio a Londra, con un referendum sull’indipendenza che potrebbe unire il nord oggi della Corona al resto dell’isola irlandese. La Brexit non si mette bene né per il Regno Unito né per il suo nuovo primo ministro, Boris Johnson. Questi ha promesso che a fine ottobre, costi quel che costi, il Regno Unito uscirà dall’Unione europea. Adesso Sinn Fein minaccia: in caso di ‘no deal’, l’addio senza alcun accordo, si chiameranno alle urne i cittadini.
Mary Lou McDonald, leader del più grande partito per numero di seggi nell’Assemblea dell’Irlanda del nord (27, come gli unionisti del DUP), ha incontrato Johnson e lo ha invitato a trovare una soluzione sostenbile. Al premier britannico, dice McDonald, “abbiamo affermato che in ogni caso la Brexit rappresenta un drammatico cambiamento per l’isola, e sicuramente lo rappresenta una Brexit disordinata”. Per Sinn Fein “in quelle circostanze” di un mancato accordo con l’Ue, “sarebbe impensabile che ai cittadini non venga dato il compito di decidere insieme il nostro futuro”.
Gli accordi del venerdì santo riconoscono la possibilità per il popolo dell’Irlanda del Nord di indire un referendum sul futuro del Paese in qualunque momento. Finora le ragioni economiche hanno giocato un ruolo fondamentale nella permanenza di Belfast nel Regno Unito. “Abbiamo chiarito che una Brexit disastrosa sarebbe catastrofica per l’economia irlandese, per i mezzi di sussistenza irlandesi, per la nostra società e la nostra politica e per il nostro accordo di pace”, dice ancora la leader di Sinn Fein.
A Boris Johnson non conviene far partire la macchina per organizzare un eventuale referendum sul futuro dell’Irlanda del Nord. Sarebbe un rischio altissimo. Secondo i sondaggi di ottobre, sarebbe sceso attorno al 50% il sostegno per rimanere parte del Regno Unito. Con una maggioranza così risicata si rischia di perdere ciò che resta dell’Irlanda.