Roma – C’è tempo fino al 26 agosto ma la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen non vorrebbe fare un viaggio a vuoto in Italia. Domani, a palazzo Chigi dal premier Giuseppe Conte gradirebbe sentirsi proporre un nome (meglio due, un uomo e una donna) per rappresentare l’Italia nella futura squadra di Bruxelles. Commissario già indicato da molti Paesi, alcuni dei quali hanno già opzionato il portafoglio: più tardi si arriva e meno si ha la possibilità di ottenere un ruolo di rilievo, magari economico come più volte auspicato da Conte.
Domani a pranzo il Commissario italiano sarà dunque il primo degli argomenti in agenda anche se il tour europeo di von der Leyen è solo il primo giro d’orizzonte della nuova legislatura e la trattativa finale per la definizione della squadra si concretizzerà dopo la pausa ferragostana.
Se il fronte del dialogo con Bruxelles è una partita delicata che segnerà i rapporti dei prossimi cinque anni, l’Italia ci sta arrivando impreparata visto che i due partiti di governo non hanno ancora preso una decisione. Gli azionisti Di Maio e Salvini non hanno dato a Conte indicazioni chiare. Dopo la rinuncia di Giancarlo Giorgetti, il leader della Lega sta scaricando sul premier la decisione, anche perché dopo il voto contrario alla presidenza della tedesca, sembra preferire le mani libere nel confronto con l’UE. “Nessuno della Lega ci ha detto che rinunciano a indicare il Commissario” rispondono i vertici dei Cinquestelle di stanza a Bruxelles, alimentando il clima di stallo della trattativa.
Per Conte non sarà facile far capire a von der Leyen che il candidato per Palazzo Berlaymont è un tassello da sistemare all’interno di un castello molto più ampio, di pesi di potere tra i due alleati di governo e che potrebbe prefigurare un rimpasto nell’esecutivo. Tra i nomi che negli ultimi giorni sono circolati quattro su sei sono ministri, Giulia Bongiorno (Pubblica amministrazione), Elisabetta Trenta (Difesa), Lorenzo Fontana (Affari europei) ed Enzo Moavero Milanesi (Affari esteri), e in un momento di forti tensioni su numerosi temi tra Lega e M5S, la loro sostituzione potrebbe diventare complicata. Gli altri due nomi circolati sono tecnici, Elisabetta Belloni, segretario generale della Farnesina (gradita solo ai Cinquestelle) e Giampiero Massolo presidente di Fincantieri e pure lui cresciuto nella grande famiglia della diplomazia italiana.
Un puzzle difficile da comporre, specialmente in queste giornate dove i dispetti reciproci e le distanze sempre più marcate tra i due alleati sono ai limiti della rottura.
Ma oltre agli equilibri di governo il presidente del Consiglio Giuseppe Conte dovrebbe pensare anche a ciò che ha insegnato l’elezione di Ursula von der Leyen: partecipare alle scelte è più conveniente e per rientrare nel gioco della politica europea la collaborazione è decisiva. Un monito da tenere a mente anche sull’agenda dell’immigrazione, altro tema caldo nei rapporti tra l’Italia, l’Ue e i partner storici: un conflitto al giorno con Germania e Francia non ci rende certamente più forti