Bruxelles – La pausa estiva servirà a portare consiglio e portare lucidità a chi sarà chiamato a prendere decisioni cruciali per il prosieguo della legislatura comunitaria. Il collegio dei commissari nella sua interezza dovrà essere votato a fine ottobre, per entrare in carica l’1 novembre. Questo implica che prima di quella data tutti i commissari europei dovranno essere stati indicati e ascoltati dal Parlamento europeo, davanti al quale sono responsabili.
Ursula von der Leyen avrà dunque il suo bel da fare per trovare la sua ‘squadra di governo’. Per lei e i suoi commissari non è tempo di ferie, quanto tempo di studio per preparare le audizioni che verranno. Sono le regole attualmente in vigore, del resto, a tracciare la rotta.
Solo nel 1993, con il trattato di Maastricht, il Parlamento ha formalmente assunto un ruolo nella nomina della Commissione. La prima Commissione soggetta a tali “audizioni” fu la Commissione Santer nel 1995, sebbene il presidente Jacques Santer accettò la nuova procedura solo dopo aver ricevuto assicurazioni dal presidente del Parlamento che non vi sarebbe stato alcun voto parlamentare sui singoli commissari designati.
Fu il trattato di Amsterdam a cambiare le regole del gioco. Firmato il 2 ottobre 1997 ed entrato in vigore l’1 maggio 1999, il trattato modificò i trattati comunitari in vigore fino a quel momento. Il nuovo testo di Amsterdam ha conferito al Parlamento europeo un ruolo maggiore nel processo di nomina dell’esecutivo comunitario. Venne stabilito che per il presidente della Commissione UE l’Aula avrebbe dovuto votare, e non più solo essere consultato, il candidato designato alla guida dell’esecutivo comunitario. Il voto era “separato” dal resto del collegio.
Non solo. Analogamente, a norma del trattato di Amsterdam, i commissari designati dovrebbero essere nominati dagli Stati membri di comune accordo con il presidente eletto della Commissione (e non solo in consultazione con lui / lei). Una modifica che ha dato al presidente -eletto dalla Commissione il potere formale di porre il veto all’elenco dei commissari, ma che ha conferito il “controllo” del Parlamento ai nomi proposti dal presidente eletto.
A fare le spese di questa nuova centralità del Parlamento europeo l’italiano Rocco Buttiglione, nel 2004 indicato dal governo per ricoprire il ruolo di commissario europeo. Venne bocciato dalla commissione Libertà civili per dichiarazioni contro i diritti degli omosessuali. Non era mai successo prima d’allora. Siccome il Parlamento vota il collegio nella sua interezza e non sui singoli componenti, nel 2004 l’allora presidente della Commissione UE, Josè Manuel Barroso, a chiedere un nome alternativo per evitare brutte sorprese all’ultimo momento.
In base alla nuove regole e procedure, il Consiglio dei Ministri UE, d’intesa con il Presidente eletto della Commissione e sulla base dei suggerimenti degli Stati membri, adotta la lista dei commissari candidati. I commissari designati compaiono dinanzi alle commissioni parlamentari nei rispettivi settori di competenza per essere ascoltati e interrogati, pubblicamente, sulla loro competenza e idoneità dai deputati europei appena eletti.