Bruxelles – Per mantenere in vita i suoi reattori nucleari il Belgio ha violato le normative comunitarie, ma in ragione di “necessità” può agire in deroga. Lo ha stabilito la Corte di giustizia dell’UE, in una sentenza destinata a creare un precedente e ad accendere il dibattito su atomo e sicurezza, in Belgio e non solo. Il principio che viene stabilito con la sentenza è che a fronte di rischi di black-out si può giustificare il mantenimento di attività di reattori, anche se vetusti, e anche senza le valutazioni del caso.
A diventare oggetto di pronunciamento il sito di Doel, una delle due centrali nucleari attive in Belgio, assieme a quella di Tihange, nei pressi di Liegi. La centrale di Doel, non lontana da Anversa, è costituita da quattro reattori, realizzati tra il 1969 e il 1978. Ogni reattore è stato progettato per avere un ciclo di vita di 40 anni, e i reattori 1 e 2, i più vecchi, messi in funzione nel 1975, avrebbero dovuto cessare l’attività nel 2015. Invece vanno avanti, rispettivamente fino a febbraio e dicembre 2025, per ordine del legislatore belga. I reattori 3 e 4 termineranno i 40 anni di vita rispettivamente nel 2022 e nel 2025.
La questione è che il via libera al prolungamento del ciclo di vita dei reattori 1 e 2 di Doel è arrivato senza procedere alle necessarie previe valutazioni ambientali, come vorrebbe invece la direttiva comunitaria. Sarebbe violazione delle regole, dunque, se non intervenisse il principio della causa di forza maggiore. Senza l’intervento del legislatore belga, si sarebbe prodotto uno shock energetico in tutto il Belgio.
Un giudice nazionale, rileva la Corte di giustizia dell’UE, “se il diritto interno lo consente,
può eccezionalmente mantenere” in vita una centrale energetica in generale ed una nucleare in particolare “qualora tale mantenimento sia giustificato da considerazioni imperative collegate alla necessità di scongiurare una minaccia grave e coinvolta da un’interruzione dell’approvvigionamento di energia elettrica dello Stato membro interessato”.
Il pronunciamento è destinato a dividere l’opinione pubblica. Ecologisti e comitati dei cittadini non la prenderanno bene. Ma tra la società civile sono in molti a correre il rischio di avere centrali vecchie pur di non avere interruzioni della corrente elettrica.