Bruxelles – Lotta alla corruzione, avanti piano. Gli Stati membri dell’UE hanno lavorato per recepire le normative comunitarie, aggiornare strumenti di contrasto e stringere le maglie, ma c’è ancora del lavoro da fare. E’ questo, in estrema sintesi, il giudizio della Commissione europea contenuto nel III rapporto sulla lotta alla corruzione nel settore privato.
Tre gli ambiti su cui si è concentrata l’analisi dell’esecutivo comunitario: criminalizzazione dei vari aspetti della corruzione attiva e passiva nel settore privato, penalizzazione dell’istigazione alla corruzione e del favoreggiamento alla corruzione, interventi sanzionatori penali contro i privati. L’esito non è negativo, ma neppure del tutto positivo. I governi, si legge nel rapporto, “hanno intensificato gli sforzi per modificare la legislazione nazionale e allineare le sanzioni alle disposizioni minime previste dalla decisione del Consiglio”.
Non si entra nel dettaglio, e non ci sono dunque schede Paese. Qualche Stato membro viene comunque citato, come esempio di buon lavoro svolto. Anche l’Italia figura nella piccola lista degli esempi virtuosi. E’, ad esempio, nel gruppo dei 13 Stati membri che hanno fornito i dati registrati sulla corruzione nel settore privato (assieme ad Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Germania, Lituania, Lussemburgo, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Slovacchia e Ungheria).
Le informazioni ricevute dagli Stati membri indicano che “dal 2011 hanno avuto luogo importanti riforme in molte di esso”, recita il rapporto dell’esecutivo comunitario. Ad esempio la Grecia ha modificato le sue norme penali sulla corruzione nel 2014, mentre Bulgaria, Germania, Estonia e Spagna lo hanno fatto nel 2015. Il Belgio ha modificato il Codice penale nel 2016 e nel 2018 e l’Italia lo ha fatto nel 2017. L’Ungheria ha adottato un nuovo codice penale nel 2012 e ha rivisto tutti i relativi strumenti giuridici. La Slovacchia ha adottato una legge sulla responsabilità delle persone giuridiche nel 2016. Eccoli qui, tutti gli esempi degni di nota.
“Nel complesso, il livello di recepimento della decisione quadro è chiaramente migliorato dalla relazione sull’attuazione del 2011”. Però gli sforzi di governo non finiscono qui. Anzi. “Il lavoro deve continuare”, sostiene la Commissione europea. Bisogna fare in modo di “far rispettare” le misure normative in modo continuo e omogeneo, ed “eliminare possibili limitazioni alla portata di applicazione della decisione” di contrasto alla corruzione, come ad esempio omettere entità senza fini di lucro o specificare determinate condizioni in cui il reato può essere commesso.
La Commissione continuerà a tenere i Paesi sotto controllo. E’ obiettivo dell’esecutivo comunitario far sì che gli Stati membri recepiscano e attuino la legislazione comunitaria “a un livello soddisfacente”.