Madrid – Pedro Sànchez, il premier socialista incaricato resta appeso a un filo. Ieri il congresso dei deputati gli ha nuovamente negato la fiducia a causa dell’astensione di Podemos con cui erano in corso le trattative per un governo di coalizione di sinistra. Il passo falso del PSOE e la chiusura della formazione guidata da Pablo Iglesias, ora rimettono la Spagna sulla strada di nuove elezioni, per la seconda volta in sette mesi e per la quarta volta in quattro anni.
Nella seconda votazione sarebbe stata necessaria la maggioranza semplice dei 350 deputati ma per il governo sono arrivati solo i 124 voti dei socialisti mentre i contrari (Popolari, Ciudadanos e Vox) sono stati 155.
A questo punto il premier incaricato ha due mesi di tempo per ritentare: se entro il 23 settembre non riuscirà ad avere il voto favorevole del congresso, gli spagnoli torneranno alle urne nella prima data utile il 10 novembre.
Stamani il re Felipe VI ha ricevuto la presidente della Camera, Meritxell Batet e ha esortato le forze politiche al negoziato per consentire la formazione di un governo stabile per il paese. Il re concederà altro tempo e prima di sciogliere le Camere, nella prima settimana di settembre convocherà un nuovo ciclo di consultazioni. Sànchez ha annunciato di non voler gettare la spugna, nonostante ieri in aula abbia lanciato dure accuse all’alleato di governo in pectore. “Nessun rinuncia” all’investitura dopo le elezioni di aprile dunque e anzi nella notte il leader socialista ha detto di “voler esplorare anche altre strade” per un governo di coalizione e, di voler cercare un dialogo con il Partido Popular e Ciudadanos con l’obiettivo di incassare almeno qualche astensione.
Ieri in aula contro la sinistra radicale sono partite pesanti accuse da parte della capogruppo socialista Adriana Lasta che ha attaccato Podemos, che “impedisce alla Spagna di avere un governo di sinistra”. Gli ultimi cinque giorni di trattativa sono stati particolarmente carichi di tensione, anche se tra i due partiti non ci sono distanze sul programma. Iglesias aveva rinunciato ad entrare personalmente chiedendo però ministeri di peso tra cui il portafoglio del Lavoro come condizione irrinunciabile, ritenendo non sufficienti la vicepresidenza e il dicastero della salute.
Ai socialisti che hanno accusato Podemos di guardare solo alle poltrone, Iglesias aveva replicato altrettanto duramente, chiedendo “rispetto nella trattativa” che è stata trascinata dal PSOE “colpevolmente fino alle ultime 48 ore”.
Ma a Podemos che chiede ora un nuovo negoziato fin dai prossimi giorni, il partito di maggioranza relativa chiude la porta a un governo di coalizione. “I negoziati sono stati fatti sul serio, ma la loro possibilità si è esaurita ieri, non possiamo ora fare come se ieri non fosse successo nulla”, ha risposto la vicepremier Carmen Calvo che ha confermato l’intenzione di Pedro Sànchez di “esplorare nuove soluzioni per evitare le elezioni”.