Bruxelles – Due deferimenti alla Corte di giustizia dell’UE, avvio di otto nuove procedure d’infrazione, un dossier complicato portato avanti. La Commissione europea riserva all’Italia un’estate che il Paese rischia di non dimenticare. Il collegio dei commissari, nell’adottare il pacchetto mensile d’infrazione, prende 10 decisioni sull’Italia. Non sono poche. Mercato del lavoro, inquinamento, fisco, trasporti, protezione sociale: ce n’è per tutti i gusti. Tra mancate adozioni delle regole comunitarie e violazione delle stesse, l’Italia adesso rischia grosso.
Immigrazione, Italia discrimina gli extra-comunitari
Si potrebbe iniziare a sfogliare il libro degli orrori dalle cause che adesso andranno in giudicato, davanti alla Corte cioè. Ma nell’estate ‘calda’ dei barconi e le polemiche sull’immigrazione spicca l’avvio di una nuova procedura contro l’Italia proprio per le questioni migratorie. La Commissione ha avviato una procedura di infrazione per “la non corretta attuazione delle norme UE in materia di permessi di lavoro e di soggiorno per cittadini extra-comunitari”. E’ questa una delle sette lettere di messa in mora fatte recapitare a Roma.
La direttiva europea oggetto della decisione di Bruxelles garantisce che i lavoratori extracomunitari residenti legalmente in un paese dell’UE abbiano parità di trattamento con i cittadini nazionali di quel Paese. Vuol dire uguali condizioni di lavoro, libertà di associazione, pari accesso a istruzione, a sicurezza sociale e alle agevolazioni fiscali. La Commissione ha individuato “un recepimento e un’applicazione errati” del principio di accesso alle prestazioni di sicurezza sociale. Di fatto, una discriminazione degli extra-comunitari. L’Italia ha due mesi per convincere la Commissione a chiudere il tutto. Qualcuno, in Italia, non andrà in vacanza.
Le altre sette nuove procedure
Aperte altre sette nuove procedure l’Italia. Una riguarda la mancata notifica a Bruxelles delle misure nazionali in materia di sanzioni in caso di violazione delle norme dell’UE sui gas fluorurati ad effetto serra. Un’altra decisione riguarda il mercato del lavoro. In Italia, contesta l’esecutivo comunitario, “i lavoratori del settore pubblico non sono sufficientemente protetti” dall’eccesso di contratti a tempo determinato, come previsto dalla normativa UE. Ancora, si contestano la “mancata trasposizione integrale” delle norme dell’UE che rafforzano la sostenibilità dei biocarburanti, nonché norme nazionali “non conformi” alle norme dell’UE sulle sanzioni penali per abusi di mercato.
La quinta nuova procedura d’infrazione del pacchetto riguarda il “mancato recepimento” della direttiva dei diritti delle vittime, che si applica ai bersagli di tutti i reati indipendentemente dalla loro nazionalità e indipendentemente da si verifica il crimine, all’interno del territorio dell’UE. A proposito di crimini e attacchi: in Italia c’è stata una “errata attuazione” della direttiva sugli attacchi contro i sistemi di informazione. In tempi di pirateria informatica e necessità di cybersecurity, l’Italia mostra il fianco agli hacker non realizzando i sistemi di sicurezza richiesti dall’UE.
Infine, viene aperto un fascicolo per il “mancato aggiornamento” dei registri nazionali delle imprese di trasporto su strada e la mancata comunicazione con i registri europei delle imprese di trasporto stradale (ERRU).
Due cause da discutere a Lussemburgo
La Commissione europea contro i ‘furbetti italiani dello yatch’ e l’assenza di interventi delle autorità nazionali. Dopo tanti richiami Bruxelles ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia europea per le continue agevolazioni fiscali illegali nell’industria nautica tricolore. Si contesta di aver permesso l’aggiramento delle norme comunitarie in materia di accise per i carburanti, permettendo a tanti privati di farla franca e pagare meno per le proprie vacanze in barca.
Le norme comunitarie in materia consentono agli Stati membri di non tassare il carburante utilizzato dalle società di navigazione a fini commerciali. E’ possibile riconoscere esenzioni, e dunque di non pagare, anche a privati che noleggiano barche purché dimostri di vendere servizi di navigazione a terzi. L’Italia, lamenta Bruxelles, permette alle imbarcazioni noleggiate, come ad esempio yatch, di essere qualificate come servizi “commerciale” anche se poi vengono utilizzati a fini personali. Tutto questo è “in violazione delle norme dell’UE”. Adesso Bruxelles fa finire tutto ciò.
Le cattive notizie non finiscono qui, perché il conto che l’Italia rischia di pagare è più alto di così. La Commissione ha deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia dell’UE anche per la sua “incapacità di recepire” le norme di sicurezza di base per la protezione contro i pericoli derivanti dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti.
Il rischio della stangata sui rifiuti
L’Italia alla sbarra rischia di finirci anche per la cattiva gestione delle acque di scarico urbane. La Commissione europea ha deciso di portare avanti il fascicolo inviando un parere motivato, che concede tempo all’Italia due mesi di tempo per convincere l’esecutivo comunitario a non procedere oltre e portare il Paese davanti ai giudici della Corte di giustizia. L’ipotesi non appare così remota, visto che la Commissione ritiene che 237 agglomerati in 13 regioni (Abruzzo, Calabria, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia e Toscana) “violino diverse disposizioni della direttiva”.