Bruxelles – Le cose si mettono male. Il contesto globale è carico di incertezze, e l’economia dell’area euro ne risente. Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, non riesce ad augurare buone vacanze, in occasione dell’ultima conferenza stampa prima del break estivo. Al termine della riunione del consiglio direttivo avverte che il futuro tutto è fuorché roseo.
“Le informazioni che si sono giunte dall’ultima riunione di giugno indicano che, mentre ulteriori miglioramenti in termini di occupazione e aumento dei salari continuano a sostenere la capacità di reazione dell’economia, l’allentamento delle dinamiche di crescita globale e il debole commercio internazionale continuano a pesare sulle prospettive dell’area dell’euro”.
L’economia rallenta
Le situazione non è buona, insomma. Numeri alla mano, Draghi ricorda che il Prodotto interno lordo (PIL) reale dell’area dell’euro è aumentato dello 0,4% nel primo trimestre del 2019. Gli ultimi dati a disposizione, invece, “continuano a indicare una crescita leggermente più lenta nel secondo e terzo trimestre di quest’anno”. C’è dunque un rallentamento dell’economia dei Paesi dell’UE con la moneta unica. “Consideriamo ancora il rischio di una recessione come molto basso”, si appresta a dire il capo dell’Eurotower, ma certo non c’è da stare allegri.
Contesto generale: troppe incertezze
A pesare sul contesto internazionale è “la prolungata presenza di incertezze”. Draghi spiega che si tratta per lo più di “fattori geopolitici” quali “la crescente minaccia del protezionismo e le vulnerabilità nei mercati emergenti”, ma cita anche la questione dell’addio britannico, ammettendo che la possibilità di una hard Brexit, vale a dire un recesso senza accordi, “non può essere esclusa”.
Dunque, in sostanza, sulle prospetiva di crescita dell’eurozona gravano “rischi al ribasso”. Tra questi, uno dei tanti, è proprio il contesto confuso e poco chiaro. “Il persistere dell’incertezza è di per sé una materializzazione di uno dei rischi”, avverte Draghi.
Tutto questo, avverte Draghi, “sta indebolendo il sentimento economico, in particolare nel settore manifatturiero”. Una situazione complessiva che non spinge l’inflazione verso l’alto come vorrebbe la Banca centrale europea. Al contrario, le pressioni inflazionistiche “rimangono attenuate”.
BCE accomodante, ma Stati siano pronti e rispettino regole
La BCE continuerà a fare la sua parte. Data la situazione “continua a essere necessario un significativo stimolo monetario”, dice Draghi, al fine di “garantire che le condizioni finanziarie rimangano molto favorevoli e sostengano l’espansione dell’area dell’euro”. In particoalre Draghi assicura l’intenzione di “continuare a reinvestire, integralmente”, i pagamenti principali derivanti dalla scadenza dei titoli acquistati attraverso il Quantitative Easing, il vasto programma di acquisto di titolo pubblici.
Draghi torna quindi a incalzare i governi nazionali. La BCE può fare molto, ma non può fare tutto. “Se dovesse protrarsi una situazione di deterioramento dovranno entrare in azione le politiche di bilancio”. Vuol dire mettere in ordine i conti, innanzitutto. “I Paesi in cui il debito pubblico è elevato devono continuare a ricostruire gli ammortizzatori fiscali”, scandisce Draghi in un nuovo, ennesimo, richiamo implicito all’Italia, a cui ricorda che “le politiche fiscali devono essere perseguite per dare credibilità ai mercati”.
In tal senso il rispetto del patto di stabilità e crescita, del trattato di bilancio europeo (o fiscal compact) e di tutte le regole comuni vanno rispettate. “L’attuazione del quadro delle regole della governance di bilancio nel tempo rimane essenziale”. Solo così si può scongiurare il peggio.