Bruxelles – L’Unione europea non arretra. Attendendo che Boris Johnson assuma ufficialmente la guida del governo britannico, da Bruxelles il messaggio che si recapita a Londra è che l’unica soluzione possibile alla questione della Brexit è un’uscita ordinata attraverso l’accordo trovato lo scorso novembre ma mai ratificato dal Parlamento britannico. L’accordo “non si riapre”, anche se la possibilità di un ‘no-deal’, ossia di una mancata intesa sulle condizioni di uscita, sono in aumento.
Il gruppo di lavoro sulla Brexit del Parlamento europeo (Brexit Steering Committee) ha incontrato il negoziatore capo dell’UE, Michel Barnier, per fare il punto della situazione. La linea europea non cambia, e si avvisano anche gli Stati membri di prepararsi al peggio. L’organismo parlamentare è dell’idea che “le recenti dichiarazioni, non da ultimo quelle rese durante la campagna di leadership del Partito conservatore, hanno aumentato notevolmente il rischio di un’uscita disordinata dal Regno Unito”. Un riferimento preciso alle dichiarazioni di Boris Johnson e alla sue intenzioni di uscire a tutti i costi.
Se da una parte il gruppo di lavoro per la Brexit “plaude” alle misure di emergenza adottate dalle istituzioni dell’UE e da 27 Stati membri in preparazione di un’uscita senza accordo, dall’altra sottolinea che “una simile uscita non sarà mitigata da mini accordi tra l’UE e il Regno Unito”. Servono accordi veri e comprensivi, dunque.
Il prossimo premier britannico sembra però intenzionato a fare carta straccia del documento negoziato dal suo predecessore. Ma Parlamento europeo e negoziatore capo dell’UE, nella nota congiunta diramata al termine della riunione, mostrano unità e determinazione a proseguire lungo quanto fatto fin qui. “Un’uscita ordinata è possibile solo se sono garantiti i diritti dei cittadini, la soluzione finanziaria e le clausole di salvaguardia per la frontiera sull’isola d’Irlanda, salvaguarda dell’accordo del Venerdì santo e integrità del mercato unico”. E’ convinzione che “l’accordo di recesso concordato tra l’UE e il governo del Regno Unito fornisce tali garanzie”.
“Il Parlamento è pronto a lavorare in modo costruttivo con Boris Johnson ma l’accordo di ritiro non sarà rinegoziato”, sintetizza Roberto Gualtieri (PD/S&D), uno dei due italiani (assieme ad Antonio Tajani) a far parte del gruppo di lavoro per la Brexit. “Un’uscita ordinata è possibile solo a condizione che vengano tutelati i diritti dei cittadini, rispettato il regolamento finanziario, salvaguardato l’accordo del venerdì santo (Good Friday Agreement) e garantita l’integrità del mercato unico”, sottolinea Tajani.
L’UE si prepara allo scontro frontale con Boris Johnson. Il Brexit Steering Committee ricorda che “il governo del Regno Unito ha convenuto che l’accordo non può essere riaperto”. Però si trattava degli impegni assunti da Theresa May. Parlamento europeo e negoziatore capo dell’UE sono pronti a offrire a Johnson quello che era stato messo sul piatto a May. A Bruxelles si è pronti a “prendere in considerazione le modifiche alla Dichiarazione politica, in particolare se tali modifiche fornissero dettagli molto più dettagliati e un futuro partenariato UE-Regno Unito più ambizioso in modo tale che non sarebbe necessario dispiegare il sostegno irlandese”.