Bruxelles – Già quindici commissari sono stati designati da altrettanti governi nazionali per far parte della nuova Commissione europea. Il prossimo esecutivo comunitario entrerà ufficialmente in carica il primo novembre. Entro allora prima la presidente eletta Ursula von der Leyen, con i colloqui a tu per tu e poi il Parlamento con le audizioni in base ai portafogli che verranno assegnati e con un voto finale complessivo, hanno il compito di adottare la lista dei 27 candidati designati da ogni Stato membro per formare il collegio dei 28 commissari (la Germania sarà già rappresentata dalla presidente).
Una delle promesse più impegnative fatte da von der Leyen prima di essere eletta presidente della nuova Commissione è stata quella di volere parità di genere all’interno del prossimo esecutivo comunitario, puntando ad un collegio con almeno la metà dei commissari donne.
Tuttavia questa promessa rischia di non poter essere rispettata se la neoeletta Presidente non sarà inflessibile su un tema così delicato con i governi degli Stati membri, visto che già 15 commissari sono stati designati da altrettanti governi e sono presenti solamente 5 personalità femminili, lei compresa.
Von der Leyen auspica che i governi le presentino non uno ma due candidati, un uomo e una donna, così da poter scegliere per avere una Commissione equilibrata su ambo i sessi. Questo però non sta avvenendo e la presidente eletta potrà tuttavia rifiutarsi di accettare un commissario designato da un governo e chiedere di proporne un altro o meglio un’altra. Ma rischia di essere un duro braccio di ferro, già perso dalla Commissione Juncker, che aveva espresso lo stesso auspicio, anche se con molta meno determinazione.
I nominati dai governi che dovrebbero essere riconfermati nel loro ruolo di commissari nel prossimo esecutivo comunitario sono Franz Timmermans (Paesi Bassi), Valdis Dombrovski (Lettonia), Maros Sefcovic (Slovacchia), Mariya Gabriel (Bulgaria), Johannes Hahn (Austria), Phil Hogan (Irlanda) e Margrethe Vestager (Danimarca).
I proposti sono Joseph Borell (Spagna), attuale ministro degli Esteri proposto dal Consiglio come Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Jutta Urpilainen (Finlandia), membro del parlamento finlandese, Margaritis Schinas (Grecia), ex capo portavoce del “Team Juncker”, ex europarlamentare e attualmente vice direttore generale alla Commissione, Nicolas Schmit (Lussemburgo), ex ministro del lavoro, Kadri Simon (Estonia), ex ministro degli Affari economici, Laszlo Trocsanyi (Ungheria), ministro della Giustizia, e Janez Lenarcic (Slovenia), diplomatico.
Come è possibile constatare, a causa dell’insufficiente rappresentanza femminile fino ad ora proposta dai Paesi Ue, un governo che proporrà la candidatura di una donna (se la candidata avrà le qualifiche necessarie) avrà qualche chance in più di avere un’approvazione dalla presidente eletta, la quale ribadendo il suo impegno sulla parità di genere ha detto che sarà molto “testarda” sul tema.