Bruxelles – Una struttura mutuata da quella lanciata cinque anni fa da Jean-Claude Juncker, che introdusse i vice presidenti “tematici”, ma pensata per far andare avanti la Commissione europea anche nel caso in cui dei commissari euroscettici tentassero di fermarla.
E’ la proposta di Fabian Zuleeg, direttore del prestigioso think tank European Policy Centre.
Nel momento in cui entrerà in carica il primo novembre, la nuova presidente, afferma Zuleeg, “deve, soprattutto, impostare una struttura per la sua squadra. Il suo predecessore, Jean-Claude Juncker, ha apportato alcune innovazioni. In particolare, ha creato il ruolo del primo vicepresidente”, rendendo poi gli altri vice “leader di team di progetto distribuiti sul aree significative di politica come il mercato unico digitale o l’Unione dell’energia”.
Von der Leyen, secondo Zuleeg, “dovrebbe continuare questo processo, in parte per affrontare le carenze delle precedenti riforme, ma anche per costruire un possibile quadro che garantisca la coerenza del processo decisionale nel caso in cui alcuni commissari euroscettici si comportassero in modo non cooperativo”.
Il modo migliore per garantire che ciò avvenga secondo la proposta “è passare da una struttura con cluster diversi per aree politiche diverse a gruppi permanenti di commissari, ciascuno guidato da un vicepresidente”. Questi, secondo Zuleeg, dovrebbero non solo coordinare e dirigere il lavoro dei loro team, “ma avranno anche bisogno di portafogli significativi, dando loro un controllo diretto sulle risorse sia finanziarie sia umane. Sotto Juncker, ricorda l’autore, “alcuni leader nazionali brontolarono che al ‘loro’ commissario era dato un grado inferiore; ma i vicepresidenti si sono lamentati a loro volta della mancanza di influenza sul maggiore personale e sui budget dei Commissari”.