Bruxelles – L’Economia europea tiene. Continua a mostrare segnali di debole e lenta crescita, anche se in modo differenziato e “sproporzionato”, ma non arretra. Per il 2019 confermate le stime del Prodotto interno lordo (PIL) di Unione europea a 27 (senza Regno Unito) ed eurozona, rispettivamente previste a 1,4% e 1,2%, mentre per il 2020 una lieve crescita (+0,1%) è prevista sia per l’Europa nel suo complesso sia per gli Stati con la moneta unica.
Le previsioni economiche d’estate della Commissione europea mostrano una situazione cautamente ottimista, e sui cui pesano tante incognite. Una di queste è la Brexit. “Un mancato accordo sulla Brexit rimane una delle principali fonti di rischio” al ribasso per l’economia, rileva l’esecutivo comunitario. C’è poi la “debolezza prolungata del settore manifatturiero”, rileva il commissario per gli Affari europei, Pierre Moscovici, che “potrebbe estendersi al settore dei servizi” e frenare così la creazione di posti di lavoro, la crescita dei salari e il consumo privato.
Ma sono soprattutto le ‘guerre dei dazi’ a pendere come la situazione. “Ogni ulteriore escalation delle tensioni commerciali e un aumento dell’incertezza delle politiche potrebbero prolungare l’attuale rallentamento del commercio e della produzione globale e innescare un brusco cambiamento del sentimento di rischio globale e un rapido inasprimento delle condizioni finanziarie globali”.
L’Europa risulta stretta nella morsa di occidente e oriente. Da una parte gli Stati Uniti di Donald Trump con le sua politica commerciale ‘aggressiva’, dall’altra parte “preoccupazioni per le prospettive a medio termine in Cina” e le tensioni tra Washington e Pechino. Da qui la richiesta di rafforzare i fondamentali economici. Vuol dire riforme. “Le riforme dell’area euro sono quanto mai necessarie e hanno bisogno di essere ambiziose”, dice Moscovici, che comunque sottolinea gli aspetti positivi. “L’economia europea continua a espandersi in un contesto globale difficile”. Nell’Ue come nell’Eurozona “non ci sarà recessione da nessuna parte, tutti i paesi dell’UE sono destinati a crescere nuovamente nel 2019 e nel 2020, con il forte mercato del lavoro a sostegno della domanda”.
All’interno di un’eurozona in difficoltà, dove la crescita sarà minima nel prossimo anno (+0,1%), questa tendenza riguarderà sette Paesi su 19 (Austria, Cipro, Estonia, Francia, Germania, Paesi Bassi e Slovacchia). L’Italia è fuori dal gruppetto, con crescita ferma al palo.
L’Europa è trainata dai Paesi dell’est. Quest’anno è prevista crescita maggiore in Polonia (4,4% invece del 4,2% previsto a maggio), Ungheria (4,4% invece di 3,7%), e Romania (4% invece di 3,3%), mentre il per il 2020 si prevede crescita in Repubblica ceca (+0,1% rispetto alle previsioni precedenti), in Croazia (+0,2%) e Romania (+0,6%). “La crescita robusta nell’Europa centrale e orientale contrasta con il rallentamento tedesco e il forte calo dell’Italia”, rileva la Commissione europea.