A rivedere le immagini della motovedetta della Guardia di finanza che si frappone fra la Sea Watch e il molo di Lampedusa per impedirne l’approdo, si assiste a un lampante esempio di come l’ideologia del nazionalismo pieghi ogni buon diritto e buon senso alla sua cecità.
Come hanno osservato in molti, nella vicenda i militari hanno intrapreso una manovra potenzialmente molto rischiosa senza che fosse chiaro il loro scopo. Di fatto, hanno obbedito agli ordini del loro capo, il Ministro degli interni, che ingiungeva loro di impedire lo sbarco dei 42 profughi. Non è prevalsa in loro la considerazione più generale e più elevata della missione della Sea Watch, impegnata nel salvataggio di vite umane, né la compassione per le 42 persone stremate che si trovavano a bordo.
Ogni umana ragionevolezza è stata offuscata dall’obbedienza agli ordini che ponevano il valore del confine violato al di sopra di ogni altro. La difesa del confine è la ragione d’essere di ogni soldato e davanti a questo imperativo ogni altra etica decade, anche quella dell’umanità, della carità, della compassione. Questa è la logica di ogni guerra, quella che ha reso possibili crimini inauditi per rispetto agli ordini impartiti dai rappresentanti della sacra madre patria.
Questa vicenda porta allora alla ribalta una questione che è sempre stata problematica per tutte le democrazie: la rinuncia alla violenza da parte del cittadino e la devoluzione del suo esercizio alle forze dell’ordine, agli uomini in divisa. Su questo patto si basa l’intero ordine di ogni Stato democratico e il suo funzionamento. L’uomo in divisa detiene quindi una grandissima responsabilità. Nell’esercizio di quella violenza ci rappresenta tutti. La esercita a nostro nome, per conto nostro. Il suo agire non può dunque essere ispirato dal punto di vista di chi in un determinato momento detiene la maggioranza politica e quindi il potere di governo ma deve rispondere a un sentire più elevato e più universale che nel nostro caso è quello della Costituzione.
Solo ponendo i valori della Costituzione come suo unico punto di riferimento l’uomo in divisa non cadrà mai nell’errore di ritrovarsi in bilico fra la lealtà alla società civile che gli ha conferito il monopolio della violenza e le manipolazioni cui quella stessa società civile è sempre, inesorabilmente esposta. Solo i valori della Costituzione potranno guidarlo a compiere scelte sempre giuste. Non così hanno invece agito i finanzieri di Lampedusa, accecati dagli ordini ricevuti. Ed è per questa ragione che ogni società autenticamente democratica deve sempre nutrire una sacrosanta diffidenza nei confronti di qualsiasi divisa. Solo quella diffidenza può suscitare la vigilanza e il controllo che garantiscono agli uomini in divisa di operare sempre nel rispetto del loro ruolo.
Non dobbiamo dimenticare mai che in una società ideale la violenza non dovrebbe esistere e quindi neppure uomini preposti a esercitarla. Se è vero che una siffatta società non è di questo mondo, noi non possiamo smettere mai di tenerla come nostro modello supremo. Solo così potremo difenderci dalla bestialità della divisa che prende il sopravvento sui nostri valori fondamentali. Di poliziotti divenuti aguzzini sono purtroppo pieni i libri di storia.