Bruxelles – “Stiamo cercando l’accordo con il Parlamento”, spiega un portavoce, ma anche tra loro, tra i capi di Stato e di governo dell’Unione europea, non è che le cose stiano andando proprio lisce per definire il pacchetto dei “top jobs” dell’UE.
Oggi verso le 16, dopo ben tre rinvii della ripresa di una riunione iniziata domenica sera e che doveva ricominciare oggi alle 11 dopo quasi 24 ore di pausa, i leader dei 28 sono tornati tutti nella stessa stanza, dopo una girandola di incontri a due, a quattro, a tre, e in chissà quante altre versioni. Hanno iniziato a discutere su un pacchetto che alcuni hanno definito “equilibrato”, ma che lascia tanti dubbi: alla Commissione la ministra della Difesa tedesca Ursula von der Leyen (PPE), al Consiglio il premier belga Charles Michel (Liberale), come alto rappresentante il ministro degli Esteri spagnolo Joseph Borrell (PSE), la francese Christine Lagarde (PPE) alla Banca centrale europea e il bulgaro, presidente del PSE, Sergej Stanishev al Parlamento, forse a turno con il tedesco Manfred Weber (PPE).
Ci sono le donne che dovevano esserci, c’è una distribuzione geografica accettabile, ma la lista non convince ancora tutti. Non piace a tanti socialisti (sia di governo sia di Parlamento) e non piace a molti deputati popolari tedeschi, perché ignora del tutto il sistema dello spitzenkandidat, motivo per il quale non piace neanche ai verdi, non piace anche perché la casella più importante andrebbe ad una pur rispettata ministra tedesca che è quasi sconosciuta a Bruxelles, dove ha solo una modesta esperienza di lavoro, anche se ci è nata e cresciuta.
Sono contenti però i governi di Vicegrad, che sostengono che questa nomina, che loro appoggiano, dimostra come “cresce il nostro peso” nell’Unione.
Per Angela Merkel questo pacchetto potrebbe essere una boccata d’ossigeno, dopo la la cancelliera tedesca sembrava aver perso su ogni fronte, dovendo accettare la candidatura, ora morta (ma forse sarà ancora primo vice presidente della Commissione) del socialista Frans Timmermans. Emmanuel Macron riporta in auge i liberali, pur se un personaggio di modestissimo peso come Michel. I socialisti prendono invece poco, l’anziano Borrell come alto rappresentante vuol dire non fare un passo avanti rispetto alla situazione attuale, anche se si dovesse avere per metà legislatura un loro esponente alla guida del Parlamento.
L’unico nome davvero forte in questo mazzo è quello di Lagarde, donna esperta e rispettata, anche se, va detto, non ha mai fatto il banchiere centrale.
Insomma, quello che oramai viene definito “il conclave” è ricominciato, ma non possiamo prevedere quando finirà