Bruxelles – Dopo i risentimenti per l’entrata in vigore del CETA, l’accordo commerciale tra UE e Canada, gli agricoltori italiani rappresentati da “Filiera Italia” chiedono di non implementare il patto commerciale che l’Unione ha finalmente raggiunto con il Mercour dopo 20 anni di trattative, un’area di mercato comune tra alcuni paesi del Sud-America ( Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela).
È stato il consigliere delegato dell’associazione, Luigi Scordamaglia, a dire che sono “inaccettabili i toni soddisfatti che la Commissione europea sta usando per salutare la conclusione dell’accordo bilaterale Ue/Mercosur”. Per il rappresentante l’accordo è “assolutamente squilibrato concedendo importazioni a dazi ridottissimi di enormi quantità di prodotti agroalimentari a fronte di concessioni minime per i prodotti europei”.
Per gli agricoltori, il nuovo patto è frutto di una decisione “estiva”, che forza ad “accettare grandi quantità di prodotti stranieri, che tra l’altro non rispondono in termini ambientali e sociali” e per questo chiedono maggiori e più precise garanzie per i prodotti europei, puntando su un’implementazione rigida degli accordi.
L’accordo prevede l’importazione da parte dei paesi del Mercosur di 99.000 tonnellate di carne bovina a dazi ridotti, 180.000 tonnellate di pollame e 60.000 tonnellate di riso; mentre per gli europei sono previste 30.000 tonnellate di prodotti caseari e una tutela per 357 denominazioni di origine da attuare in 9 anni “Senza nessun impegno a rimuovere le barriere non tariffarie che oggi ne impediscono di fatto l’accesso” sottolinea Scordamaglia. Proprio questi termini hanno portato Francia, Irlanda e Polonia, insieme all’Italia, a cercare di modificare le carte.