Bruxelles – Adesso è veramente ufficiale: a meno di colpi di scena dell’ultimo momento il meccanismo di indicazione dei candidati alla presidenza della Commissione europea è morto. E’ durato una legislatura, cinque anni appena. La novità non verrà ripetuta, e l’UE avrà il suo bel da fare per spiegarlo.
Il vertice straordinario dei capi di Stato e di governo resosi necessario per risolvere l’intricato rompicapo delle nomine delle più alte cariche istituzionali a dodici stelle, parte con il ‘de profundis’ per quello che in gergo vengono definiti “Spitzenkandidaten”, i candidati designati alla guida dell’esecutivo comunitario. A recitare la liturgia dei defunti è il presidente uscente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker.
“I liberali hanno ucciso il sistema Spitzenkandidaten”, accusa il lussemburghese. “Il concetto dello spitzenkandidat era un concetto liberale, ma poiché i liberali non sono stati in grado di unirsi dietro a un unico candidato, ne hanno proposto una miriade”. Questo, secondo Juncker, il motivo di un fallimento riconosciuto anche da uno degli esponenti di spicco della famiglia liberale europea, il presidente francese Emmanuel Macron.
“Il meccanismo degli Spitzenkandidaten così come proposto, anche nell’ordine uscito dalle elezioni europee, non ha trovato una maggioranza in seno al Consiglio”, ammette l’inquilino dell’Eliseo. L’Europa degli Stati è dunque divisa su un procedimento che piace poco, e queste sono le uniche certezze di un vertice straordinario che si annuncia lungo.
Socialdemocratici e liberali non vogliono sentirne parlare di Manfred Weber, candidato designato dei cristiano-democratici europei (PPE), che pure il centro-destra europeo continua a difendere. “Sono dell’idea che chiunque vinca le elezioni abbia diritto di scegliere”, taglia corto Juncker, popolare.
Gli Stati dell’est, in particolare il blocco di Visegrad (Repubblica ceca, Polonia, Slovacchia, Ungheria), non vuole saperne di sostenere il socialista Frans Timmermans. Un no ripetuto dai leader di Praga e Varsavia. Andrej Babis e Mateusz Morawieki sono convinti che il laburista olandese non contribuisca ad creare consenso. Al contrario, lo considerano fonte di “divisione”. Ecco saltare anche il secondo spitzenkandidat.
Sembra essere cambiato molto poco da quando i leader dei Ventotto si sono seduti attorno al tavolo dieci giorni fa. Tutto appare ancora tutto da decidere. Solo il primo ministro estone sembra essere ottimista. Per Juri Ratas “non sarà una notte molto lunga”. E’ l’unico a pensarla così. Tutti sono pronti a fare le ore molto piccole. Addirittura il polacco Morawiecki evoca la possibilità che si possa proseguire “domani mattina”. L’unica certezza dunque è che l’Europa inizia la nuova legislatura come peggio non potrebbe.