Bruxelles – L’apertura o meno di una procedura per deficit eccessivo relativo al debito “dipende dall’Italia”. La Commissione europea segue procedure e regole, e non può esimersi da applicare le ultime se gli Stati membri fanno poco o nulla per evitare l’intervento di Bruxelles. Sono gli Stati, con le loro azioni o inazioni a determinare le reazioni dell’esecutivo comunitario. Lo dice in modo chiaro il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, in occasione del Brussels Economic Forum.
Il responsabile per l’Euro risponde a distanza a quanti in Italia continuano a ripetere che si andrà avanti come fatto finora, sostanzialmente non tenendo conto degli impegni e delle regole del patto di stabilità e crescita. Un avvertimento ulteriore, quello che manda Dombrovskis all’Italia. C’è ancora tempo per evitare lo scontro e la riduzione forzosa del debito. “Il Consiglio dell’UE dovrebbe prendere una decisione entro il primo agosto. Quindi non so dire quando il collegio dei commissari discuterà l’argomento”. Due mesi e mezzo per trovare un’intesa ci sono. Possono sembrare poco, ma possono essere il giusto per calmare tensioni e colmare distanze.
Certo, continua Dombrovskis, “dipende dalle misure di correzione della traiettoria fiscale che l’Italia deciderà di adottare e dalle iniziative che presenterà” a Bruxelles. Non solo in Commissione, ma soprattutto in Consiglio, altri Stati membri dell’UE che in questo momento fanno fronte con l’esecutivo comunitario contro le intenzioni del governo giallo-verde.
Pierre Moscovici, il commissario per gli Affari economici, anche lui presente al Brussels Economic Forum, rivolge un generale invito a fare le riforme. Non c’è alcun riferimento all’Italia, e il panel in cui interviene il francese riguarda salario minimo e mercato del lavoro. La ricetta da applicare anche in quest’ambito è la stessa: mettere mano in modo strutturale. “Quando ero giovane ‘riforma’ era sinonimo di ‘progresso’, oggi invece ‘riforma’ viene intesa come ‘costrizione’, come ‘paura’”. Non bisogna avere paura, dice Moscovici. Soprattutto adesso che “la crisi in quanto tale è finita”.