Bruxelles – Volontà di cooperare, la disponibilità a negoziare e parlare con tutti, per dare un contributo all’agenda comunitaria. La promessa anche di essere “leader” in alcuni settori. E’ la Scozia di Nicola Sturgeon, così come immaginata dalla prima ministra scozzese per l’avvenire prossimo, molto prossimo. All’insegna dell’indipendenza e dell’appartenenza all’UE.
Nell’incertezza che ancora oggi avvolge le future relazioni tra Londra e Bruxelles, Sturgeon viene a nella capitale dell’Unione europea per discutere del futuro rapporto tra Edimburgo e Bruxelles. Si accredita come rappresentante di una nazione pro-Europea, devota alla causa comunitaria, e soprattutto affidabile, a differenza degli inglesi.
L’esito della Brexit appare inevitabile. “Non c’è ancora una posizione credibile e coerente del governo britannico” su cosa fare e come uscire, e la possibilità di un mancato accordo a ottobre è realistica ed “è qualcosa che preoccupa me e il mio governo”, dice Sturgeon nella conferenza ospitata dallo European Policy Center.
Gli scozzesi si preparano al peggio, e la risposta è uscita dal Regno Unito e rientro in Europa. “Credere nell’indipendenza scozzese va di pari passo con l’interdipendenza e l’internazionalismo. Amiamo l’idea di Paesi indipendenti che lavorano assieme per il bene comune”. Certamente non dovranno esserci scossoni. “Abbiamo bisogno di un percorso legale per il referendum” sull’indipendenza, “perché serve legittimità per essere riconosciuti” dalla comunità internazionale, dice Sturgeon.
Il governo scozzese è pronto a lavorare per “invertire” il processo di divorzio del Regno Unito. Questo è l’obiettivo di Sturgeon, del suo partito – il Partito nazionale scozzese (SNP) – e del suo governo. Solo così si potrà evitare quello che però appare come inevitabile: la fine del Regno Unito. “E’ difficile ignorare il crescente divario tra i valori alla base delle direttive politiche di Regno Unito e Scozia”, ammette la prima ministra di Edimburgo. “Scozia e Regno Unito sono su percorsi politicamente sempre più divergenti”.
Gli inglesi hanno votato per uscire dall’UE, gli scozzesi si sono espressi per rimanere. Gli inglesi hanno problemi con le quattro libertà di movimento, in Scozia “vogliamo beneficiare della libera circolazione e del libero scambio”. Quanto basta per dire che la convivenza tra i popoli dell’isola britannica è divenuta insostenibile.
La considerazione dell’Europa ha giocato e sta giocando un ruolo nel futuro assetto del Paese, che potrebbe porre fine all’atto di unione datato 1707, anno di fusione delle corone scozzese e inglese sotto un’unica bandiera, la nota “union jack”. “Dal voto sulla Brexit c’è una comprensione più profonda del perché la Scozia vuole essere indipendente, e questo è anche perché la Scozia si sta dimostrando un partner europeo affidabile”.
Parole, quelle di Sturgeon, che intendono dare forza alla missione di accreditamento della Scozia presso l’Ue. “La Scozia svolgerà un ruolo guida nella riduzione delle emissioni, potremo contribuire all’università, alla ricerca e alla condivisione delle risorse naturali”. Ancora, “vogliamo anche contribuire con le idee e i talenti della Scozia alle sfide condivise dell’Europa, e vogliamo la libertà di circolazione”. Nel caso di avvio di negoziati per un’adesione all’UE, non ci sono particolari freni. “Se vogliamo far parte di un club, dobbiamo accettarne le regole”.
Sturgeon è dunque venuta a Bruxelles per avviare il negoziato per l’ingresso della sua Scozia nell’Unione europea. Anticipa un lavoro che appare come obbligato, perché il destino di Regno Unito e Scozia sembra tracciato. “Anche in caso di un secondo referendum non è garantito che ci sia una maggioranza” per invertire il processo di uscita e abortire la Brexit.
In serata Sturgeon ha incontrato il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ed il capo negoziatore Michel Barnier e, da quanto ha riferito il portavoce europeo, “c’è stata una buona discussione sui temi di comune interesse e sullo stato delle cose circa la Brexit”.