Roma – L’occasione sprecata. La fusione mai nata tra FCA e Renault e abortita con le dichiarazioni dei vertici della casa torinese che hanno ritirato l’offerta, sta facendo salire nuovamente la tensione tra Italia e Francia. In primo piano finisce anche la politica dopo che FCA ha annunciato il cambio di rotta, motivandolo con l’assenza a Parigi di “condizioni politiche perché la fusione proceda con successo”.
Una spiegazione che il governo francese nega, escludendo un intervento diretto e con il ministro dell’economia, Bruno La Maire, che ha spiegato come la Francia abbia chiesto delle garanzie ma che abbia “sempre lavorato in maniera costruttiva al progetto di fusione”. L’operazione, pur in una trattativa serrata su una sede operativa in Francia, le garanzie occupazionali, l’assetto del board e il peso dello stato francese, sembrava procedere anche se con qualche intoppo. Un secondo rinvio del voto del gruppo Renault ha però irritato nelle ultime ore FCA che ha ritirato l’offerta, pur essendo “ancora convinta della proposta la cui struttura e condizioni erano attentamente bilanciate per assicurare sostanziali benefici a tutte le parti”. Così però non sarebbe stato per i partner della casa automobilistica francese, Nissan e Mitsubishi che, ostili all’operazione, hanno messo in atto un atteggiamento che metteva rischio l’alleanza.
Ora si vedrà se il negoziato è definitivamente tramontato o persistono margini di recupero, di sicuro in Italia c’è rammarico per una fusione che poteva far nascere il più grande colosso automobilistico. Rammarico e accuse al presidente Emmanuel Macron, che diventano occasione per una nuova polemica dopo gli attriti degli ultimi tempi mai sopiti tra i due Paesi, dallo scontro su Fincantieri fino alle accuse sul tema dell’immigrazione e le divisioni in Europa.
“Spiace dirlo ma dimostrano tanto provincialismo – dice la segretaria della CISL Annamaria Furlan – dimostrando di non capire quanto sarebbe stato importante per l’Europa fare un’operazione simile”. Francia accusata di “sovranismo” da Forza Italia e negli ambienti di centrodestra ma nel PD pur criticando le posizioni rigide di Parigi, puntano il dito contro il governo gialloverde. Esecutivo che nei dieci giorni di trattativa “è stato completamente assente” e “dimostra ancora una volta di non avere una politica industriale”.
Se il negoziato sia andato a monte veramente per le ragioni che i due contraenti hanno fatto filtrare, sarà difficile appurarlo ma probabilmente altri freni potrebbero emergere sul fronte della concorrenza su cui l’Unione europea è chiamata a vigilare. Un richiamo che era stato fatto ventilare anche dalla Germania che ha naturalmente interesse a tutelare gli interessi del gruppo Volkswagen. In attesa della chiusura dell’intesa, Bruxelles era stata a guardare, anche se il dossier su un eventuale matrimonio tra FCA e Renault non avrebbe certo tardato a finire sul tavolo della Commissaria Margrethe Vestager.