Bruxelles – Riforme e riduzione “credibile” del debito. Non c’è altro modo per l’Italia per evitare il peggio, che si tratti di procedure per squilibri eccessivi o che si tratti di possibili nuove crisi. Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, torna a ripetere quali sono le cose da fare nei “Paesi che presentano un debito pubblico elevato”, espressione che richiama un gruppetto dove l’Italia si trova stabilmente.
Il secondo debito dell’eurozona dopo quello ellenico, per di più previsto in crescita. Motivo che ha indotto la Commissione europea a ritenere che le regole di riduzione dell’indebitamento non sono state rispettate nel 2018, né lo saranno nel 2019 e nel 2020. Da qui la richiesta di invertire la rotta, pena l’avvio di procedura. “Sappiamo tutti che per far scendere in fretta il rapporto debito/Pil è impossibile”, dice Draghi, convinto che per ottenere l’obiettivo “deve esserci un piano di medio termine credibile”.
Credibilità dunque è quello che si richiede all’Italia anche dall’Eurotower, oggi eccezionalmente riunita a Vilnius nella sede della banca di Lituania. Tutto dipenderà dalle scelte, ovviamente. Per essere credibili, sottolinea il capo della Bce, cruciale sarà vedere come l’eventuale piano sarà progettato e “le azioni” che eventualmente il governo di Roma deciderà di intraprendere.
L’idea di mini-bot avanzata Claudio Borghi, economista della Lega e attuale presidente della commissione Bilancio della Camera, certo non è qualcosa che va nella giusta direzione. Per quello che ha modo di intendere Draghi, “o sono un’altra moneta, e in questo caso sarebbero illegali, oppure sarebbero altro debito”. Proprio quello che l’Italia deve evitare di produrre. Anzi. I Paesi con alto debito come l’Italia “devono procedere nella ricostituzione di margini di manovra nei conti pubblici”. Vuol dire mettere i conti in ordine, attuando anche “sforzi per conseguire una composizione delle finanze pubbliche più favorevole alla crescita”.
Ma vuol dire anche e soprattutto rispettare le regole. “La trasparente e coerente applicazione del quadro di riferimento dell’Unione europea per la governance economica e fiscale, nel tempo e nei vari paesi, resta essenziale per consolidare la capacità di tenuta dell’economia dell’area dell’euro”, ammonisce Draghi. Gli esperti e le analisi della Bce rivedono in leggero rialzo (+0,1%) le stima di crescita per l’Eurozona per il 2019, con il Pil atteso all’1,2%. Ma per gli anni a seguire si prevede una frenata (-0,2% nel 2020 e nel 2021). Pesano le incertezze connesse a fattori geopolitici, Brexit compresa, la “crescente” minaccia del protezionismo e le vulnerabilità nei mercati emergenti. Quindi l’attuazione delle riforme strutturali paesi dell’area dell’euro “va considerevolmente accelerata per consolidare la capacità di tenuta”. L’Italia non fa eccezione.