Bruxelles – Non è più tempo di flessibilità e giustificazioni. L’Italia ha i conti troppo in disordine, ha fatto poco per metterli a posto e quanto visto finora non ha aiutato affatto la Commissione europea ad adottare la linea morbida. L’esecutivo comunitario ha deciso di avviare la procedura per deficit eccessivo riferito al debito. E’ questa la risposta alla lettera messa a punto dal governo italiano.
A febbraio, ricorda la Commissione europea, era stato riscontrato che tre Stati membri – Cipro, Grecia e Italia – registravano squilibri eccessivi. Dopo il monitoraggio per l’Italia, la relazione conclude che “è giustificata una procedura per disavanzi eccessivi per il debito”. Il collegio dei commissari è convinto che il criterio del debito “dovrebbe essere considerato come non rispettato” e che per tale motivo andrebbe avviata una una procedura di disavanzo eccessivo. Una decisione che ora spetterà agli Stati membri in seno al Consiglio. Cruciali in tal senso saranno le riunioni di Eurogruppo ed Ecofin il 13 e 14 giugno e poi del 9 luglio.
La Commissione boccia il programma di governo portato avanti fin qui. In Italia, si legge nella comunicazione dell’esecutivo comunitario al Consiglio, le prospettive di crescita e di finanze pubbliche sono peggiorate e “le recenti misure politiche hanno fatto marcia indietro su elementi delle precedenti riforme, anche in relazione al sistema pensionistico”. Si boccia un’altra volta la ‘quota cento’ voluta fortemente dalla Lega.
Il giudizio per l’Italia dipendeva dalle azioni per il futuro, ma a tal proposito “il programma nazionale di riforme del 2019 in Italia affronta solo in parte le questioni strutturali sollevate dalle raccomandazioni specifiche per paese del 2018, e spesso mancano dettagli sui pochi nuovi impegni che contiene e sul calendario per la loro attuazione”.
Bocciate le politiche del governo
“Per l’Italia c’è la necessità di cambiare la traiettoria di bilancio”, dice il commissario per l’Euro, Valdis Dombrovskis. Parole che da solo bocciano l’operato del governo giallo-verde, propenso a finanziare misure che espandono ancora di più la spesa pubblica.
Respinta senza appella la riforma delle pensioni voluta dalla Lega, la cosiddetta ‘quota cento’ (via dal lavoro a 62 anni con 38 anni di contributi). E’ convinzione di Bruxelles che la misura “aggrava la sostenibilità a medio termine delle finanze pubbliche”, aumentando la spesa pensionistica. Dubbi sul reddito di cittadinanza: la riforma “potrebbe risultare di difficile attuazione e costituire un onere considerevole per la pubblica amministrazione, gravando soprattutto sui servizi per l’impiego e i servizi sociali”.
Le raccomandazioni. Le stesse da anni
Il debito pubblico italiano, in relazione al suo Prodotto interno lordo (PIL), è passato dal 131,4% del 2017 al 132,2% del 2018, ed è previsto in aumento al 132,6% nel 2019. La Commissione chiede dunque di invertire la tendenza. A questo si accompagna la richiesta di una riduzione in termini nominali della spesa pubblica primaria netta dello 0,1% nel 2020, corrispondente a un aggiustamento strutturale annuo dello 0,6% del PIL.
Nella lista delle raccomandazioni specifiche per Paese che l’esecutivo comunitario ha prodotto per l’Italia, figurano interventi già suggeriti in questi anni precedenti: riforma del sistema catastale, lotta all’evasione fiscale, taglio del cuneo fiscale per le imprese, riforma della giustizia, con particolare attenzione ai tempi dei processi civili. Ancora, riforma della pubblica amministrazione, riduzione della disuguaglianza uomo-donna nel mondo del lavoro, riduzione del divario nord-sud. Richieste uguali a quelle degli anni passati, a dimostrazione che finora si è fatto poco o niente.