Roma – Un testo diffuso e poi smentito “categoricamente” dopo circa due ore. Diventa un giallo la lettera del governo italiano inviata alla Commissione europea oggi pomeriggio, ovvero la risposta alle sollecitazioni fatte da Bruxelles due giorni fa.
A far andare su tutte le furie il Movimento 5 Stelle, gli annunciati tagli al reddito di cittadinanza e quota 100, citati come “revisione della spesa con tagli alle nuove politiche in materia di welfare nel triennio 2020-2022. Un’operazione inaccettabile per Luigi Di Maio che ha chiesto ufficialmente un vertice con la Lega, il premier Giuseppe Conte e il ministro Giovanni Tria per ridiscutere la missiva da spedire a Bruxelles.
La bozza era stata diffusa nel pomeriggio e prima della sfuriata del M5S tutto sembra tranquillo. Gli stessi risparmi possibili sul reddito di cittadinanza erano noti e la possibilità che fossero inseriti per la spesa in deficit doveva essere una scelta acquisita. Il testo che ora potrebbe essere oggetto di correzioni spiegava che a legislazione invariata, “il programma di stabilità prevede un aumento delle imposte indirette pari a quasi l’1,3 per cento del Pil, che entrerebbe in vigore nel gennaio 2020.
Sul fronte del fisco l’esecutivo pur rispettando gli obiettivi di riduzione del disavanzo, conferma di voler “introdurre ulteriori misure per semplificare il sistema fiscale e migliorare la fedeltà fiscale”, riformando l’imposta sul reddito delle persone fisiche, “riducendo il numero degli scaglioni e la pressione fiscale sulla classe media”. Traduzione: avanti con la flat tax.
Infine, il governo scrive che “siamo convinti che una volta che il programma di bilancio sarà finalizzato in accordo con la Commissione Europea, i rendimenti dei titoli di Stato italiani diminuiranno e le proiezioni relative alla spesa per interessi saranno riviste al ribasso”. Una frase che fa esplicito riferimento alla richiesta di spiegazioni firmata da Dombrovskis e Moscovici sullo scostamento dagli obiettivi di bilancio.
Per quanto riguarda il 2018 il governo assicura Bruxelles di aver seguito un approccio responsabile “sebbene le condizioni macroeconomiche non abbiano consentito di soddisfare gli sfidanti requisiti della regola della riduzione del debito”. In sostanza, pur non avendo adottato nessuna decisione che implichi un allentamento della politica di bilancio, Tria assegna le responsabilità a fattori prevalentemente esogeni.