Roma – I progressi “sono insufficienti”. Il debito del 2018 dell’Italia non migliora e se entro venerdì il Ministero dell’Economia non fornirà giustificazioni per la violazione delle regole comunitarie previste da patto di stabilità e patto di bilancio europeo (fiscal compact), la procedura per mancata riduzione di debito è praticamente scontata. La lettera siglata dal vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis e dal commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, è partita e arrivata a destinazione, e adesso il governo giallo-verde ha 48 di tempo per convincere Bruxelles a non procedere oltre e non prendere provvedimenti.
Nulla di sorprendente, le indicazioni erano già in parte filtrate e la missiva era solo stata messa in stand by per “non fornire strumentalizzazioni prima del voto”. L’intenzione, che viene comunicata da Bruxelles, è di preparare un rapporto sul debito in virtù dell’articolo 126.3 del trattato, primo passo per avviare la procedura di deficit eccessivo, che può portare anche ad una multa pari all 0,2% del Prodotto interno lordo (nel caso italiano circa 3,5 miliardi di euro).
In base all’articolo citato, “se uno Stato membro non rispetta i requisiti previsti da uno o entrambi i criteri menzionati (debito e deficit, ndr), la Commissione prepara una relazione. La relazione della Commissione tiene conto anche dell’eventuale differenza tra il disavanzo pubblico e la spesa pubblica per gli investimenti e tiene conto di tutti gli altri fattori significativi, compresa la posizione economica e di bilancio a medio termine dello Stato membro”. Insomma, quell’UE è un atto dovuto a cui Bruxelles non può sottrarsi.
La richiesta contenuta nella lettera, che tiene conto dei dati a consuntivo del mese di aprile, darà modo alla direzione generale degli affari economici e finanziari di chiudere il rapporto. L’esito sembra segnato, se entro le 40 ore dal MEF non arriveranno chiarimenti utili e significativi, per valutare in termini qualitativi lo scarto in eccesso, rispetto al parametro di riferimento del debito in rapporto al Pil.
“Leggeremo la lettera ma i parametri sono vecchi”, è stata la prima replica del vicepremier Matteo Salvini, aggiungendo che parlerà “con Tria, con Di Maio e con Conte ai quali dirò che dobbiamo puntare sulla crescita, sugli investimenti” e che i vincoli di bilancio dell’UE sono da superare. “Io metterei al centro del dibattito la disoccupazione, non il deficit, il debito, lo spread, ma il lavoro”, dice il leader della Lega. Non commenta, almeno per ora, il ministro dell’Economia Giovanni Tria a cui è indirizzata la lettera della Commissione, che in via XX settembre era ampiamente attesa.
Anche se Salvini tira dritto, non sarà facile evitare il peggio. Da tempo in Consiglio gli Stati chiedono alla Commissione di prendere provvedimenti contro l’italia e il suo atteggiamento irrispettoso di regole e parametri, magari non aggiornati ma pur sempre sottoscritti dal governo di Roma.
La prossima settimana la Commissione produrrà le raccomandazioni specifiche per Paese, e il 13 e 14 giugno a Lussemburgo la questione italiana finirà sul tavolo di Eurogruppo ed Ecofin. Passata la calma elettorale, è il momento della nuova tempesta sui conti.