Bruxelles – Sabine Weyvand non si occuperà più di Brexit. Con effetto praticamente immediato la vice-negoziatrice della Commissione europea per l’uscita del Regno Unito dall’UE lascerà il team negoziale di Michel Barnier. Il collegio dei commissari ha deciso di spostare la funzionaria tedesca a capo della direzione generale per il Commercio a partire dall’1 giugno.
La decisione, se da un lato premia l’operato della vice di Barnier, già co-negoziatrice del trattato di libero scambio tra UE e Canada (CETA), dall’altro si ripercuote sul sempre più delicato dossier della Brexit. La commissione Juncker di fatto smantella il team negoziale che ha raggiunto l’accordo con Londra per un’uscita ordinata. Un accordo rigettato a più riprese dalla Camera dei Comuni, e che lo stesso Jean-Claude Juncker ha più volte ribadito che non si riapre.
La partenza di Weyvand di fatto rappresenta una pietra tombale su qualunque possibilità di riapertura dei termini dell’accordo. “Weyland non si occuperà più di articolo 50”, ha spiegato il capo dei portavoce della Commissione, Margaritis Schinas, annunciando la decisione presa dal collegio.
“Il nostro team continua a lavorare per una Brexit ordinata”, assicura il negoziatore capo dell’UE, Michel Barnier, nel salutare e ringraziare Weyland per il lavoro svolto da ottobre 2016 a oggi. Weyland è stata più di una semplice vice. E’ stata l’anima motrice di negoziati non semplici, la responsabile della parte sostanziosa del lavoro. Il suo riposizionamento all’interno della Commissione anticipa l’uscita di scena di Theresa May, che lascerà la testo del governo britannico il 7 giugno.
Il ‘valzer delle poltrone’ di questi giorni, gli ultimi e i prossimi, apre nuovi scenari di crisi. Si profila all’orizzonte un ‘no-deal’, un’uscita di Londra senza accordo e di conseguenza senza regole. Un’eventualità evocata dal presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, al termine del vertice informale dei leader. “Non ho niente da dire sulla Brexit, perché non ho nuove informazioni da Londra. E questo non è incoraggiante”.
L’UE attende, ma non cambia idea. L’accordo non si rinegozia. E uno dei principali artefici di quell’accordo ora ha altri incarichi. Si considera il suo lavoro terminato.