Roma – La scadenza è fissata per il 28 giugno. Entro quella data i gruppi politici devono comunicare agli uffici la loro formazione e composizione. Tutto deve essere pronto per la prima sessione plenaria fissata per il 2 luglio, che segna anche l’inizio della legislatura.
Così le prossime settimane sono dedicate alle trattative che andranno di pari passo con quelle per la formazione della nuova maggioranza e degli incarichi istituzionali. Dalle prime avvisaglie i gruppi parlamentari dovrebbero subire alcuni cambiamenti e tra i protagonisti italiani di queste novità ci sarà la Lega che, con il Rassemblement National di Marine Le Pen, è intenzionata a dare un nuovo volto e forse anche un nuovo nome all’Europa delle nazioni e delle Libertà.
L’obiettivo è dare consistenza a un polo sovranista più numeroso dell’attuale ENF e che secondo Matteo Salvini potrebbe arrivare ad oltre un centinaio di parlamentari, insidiando la pattuglia dei liberali come terza forza dell’Eurocamera. Per portare a termine l’operazione, il grande corteggiato è il restio Nigel Farage (che ha detto ieri e ribadito oggi che preferirebbe restare nel suo vecchio gruppo con i pentastellati) e la sua dote del Brexit party, delegazione che resterebbe però in bilico con l’uscita del Regno unito. Alla confraternita euroscettica dovrebbero aderire anche la destra tedesca di AFD, quella austriaca del FPOE travolta dall’Ibiza gate, i Veri Finlandesi, Il Partito del Popolo danese, quello estone EKKRE e la destra fiamminga.
Scegliere Salvini e Le Pen, per Farage significherebbe lasciare il gruppo dell’Europa delle Libertà e della Democrazia Diretta, che nella precedente legislatura era anche la casa del Movimento 5 Stelle. Il problema oggi però sono i numeri, così come cinque anni fa il paletto dei 25 membri e di 7 diversi paesi per il M5S e partito Brexit potrebbe diventare un grande ostacolo. I 5Stelle e Farage, rischiano di non trovare una famiglia politica a cui aderire: dei possibili alleati individuati da Luigi Di Maio prima del voto, solo i croati di Zivi Zid hanno ottenuto un seggio. Restano a casa i polacchi di Kukiz 15, gli ambientalisti estoni, i greci di Akkel e i Liike Nyt, finlandesi.
Se dunque Farage e pentastellati dovessero dividersi per il gruppo italiano l’alternativa è chiedere ospitalità agli altri gruppi con molte incognite. Per Verdi e la sinistra GUE, essere alleati in Italia con la Lega di Salvini, è un ostacolo non da poco. Dopo aver abbandonato le posizioni più euroscettiche, potrebbero citofonare nella casa dei liberali dove però è arrivato Emmanuel Macron con cui il M5S si è scontrato ripetutamente, dalla vicenda dei gilet gialli fino alla polemica sul franco africano. Dalla prossima settimana i vertici degli europarlamentari eletti cominceranno il confronto con tutti, ma il rischio concreto di restare fuori dai giochi è molto alto. Iscriversi al gruppo misto significa la completa irrilevanza politica, non poter accedere ai finanziamenti dell’Eurocamera, e non poter partecipare alla distribuzione delle cariche istituzionali.