Bruxelles – E’ vero, il partito “Brexit” di Nigel Farage ha stravinto le elezioni europee in Gran Bretagna, ma c’è una maggioranza di elettori che ha scelto partiti favorevoli a un secondo referendum. Se contiamo tra questi anche i laburisti, almeno secondo le più recenti dichiarazioni del loro leader Jeremy Corbyn, che nel suo collegio ha perso comunque il 20 per cento.
I dati degli exit poll sono chiari: partito Brexit al 31 per cento, liberaldemocratici a 21, laburisti al 15, verdi al 12, “Change UK” al 4. Dunque i partiti contrari alla Brexit e/o favorevoli ad una nuova consultazione popolare raggiungono il 52 per cento dei voti, senza considerare altre formazioni, come lo Scottish national party.
Farage è riuscito in sostanza a calamitare i voti dei brexiters, il suo ex partito Ukip sembra ridotto ai minimi termini. Come anche il partito conservatore, che gli exit poll danno sul 9 per cento, dal 23,3 delle ultime europee.
Pesante è anche il giudizio sui laburisti, che dal 24,7 scendono di un dieci per cento, pagando così il prezzo della poca chiarezza, anzi potremmo dire grande confusione, sulla loro posizione in questi anni che hanno seguito il referendum e nel dibattito parlamentare.
I conservatori hanno avuto un tracollo, causato dalla pessima gestione di Theresa May di tutto il dossier Brexit, dalle sue dimissioni che certo non incoraggiano, dalle spaccature di un partito che porta la responsabilità principale della situazione di incertezza nella quale si trova il Paese.