Bruxelles – Il tempo si ferma. Per un minuto, lungo e interminabile, unico e toccante, tutto perde di significato. La storia fa il suo ingresso a Roma, ancora una volta. Il mondo del calcio tutto saluta il grande campione simbolo, una delle ultime bandiere di un calcio che le bandiere le ha ormai ammainate tutte. Alle 22:19 del 26 maggio 2019 esce per l’ultima volta dal campo Daniele De Rossi, interprete unico nel suo genere di un gioco che tale non è, per chi ha coltiva la passione per il calcio.
All’81° minuto di un incontro mai banale per il popolo giallorosso De Rossi viene richiamato fuori dal terreno di gioco. Sor e sir Claudio Ranieri, romano e romanista come il suo capitano, riserva all’atleta il momento della standing ovation che la carriera merita. Un popolo abbraccia a ringrazia il suo idolo, due anni dopo l’uscita di scena dell’indimenticabile Francesco Totti.
De Rossi impiega un minuto ad uscire dal campo. Si ferma a salutare tutti, compagni di squadra e avversari, tutti lì, a rendere omaggio all’ultimo dei campioni del mondo di Germania 2006 ancora in attività. E’ la fine di un’epoca per il calcio italiano tutto, non solo la fine di un’epoca tutta romana e romanista. Il tempo si ferma.
Roma-Parma all’ultima di campionato rievoca dolci ricordi per la Roma giallorossa. Un campionato vinto meritatamente, ormai troppo tempo fa. Questa Roma-Parma all’ultima di campionato porta con sé ben altri stati d’animo. La stagione non è stata propriamente trionfale. Anzi. Ma Roma porta in trionfo il suo campione e capitano. Controvoglia, perché il furor di popolo avrebbe voluto De Rossi ancora in rosa, ma la società ha deciso diversamente. I cori contro la dirigenza non mancano, è lui che già manca.
Ha vinto poco, ma ha avuto tutto. “Ho un solo rimpianto, quello di poter donare alla Roma una sola carriera”. Parole che da sole spiegano il privilegio di essere romani e romanisti, e giocare per la Roma. Per questo De Rossi, DDR come lo chiama la sua curva, è un idolo. Diciotto stagioni consecutive con la maglia giallorossa, secondo giocatore per numero di presenze in gare ufficiali (614), secondo solo a Totti.
Anche il cielo sembra piangere per l’addio dello storico numero 16. La pioggia ha scandito l’intero andamento di una partita non esaltante, dove il gioco prodotto e mancato sono stati messi in secondo piano dal vero avvenimento del giorno. Vince 2-1 la squadra di casa, com’è giusto che sia per rendere meno amara la dipartita di De Rossi e permettere di avere un motivo in più per fare festa in un momento che di festa non è per molti, nell’Urbe. Il gol partita lo segna un’altra volta Diego Perotti, come due stagioni fa, quando all’ultimo atto della stagione salutò la leggenda Totti.
Da oggi c’è anche lui, nella leggenda del calcio romano. Il numero 16 saluta, figlie per mano, uno stadio che nonostante il fischio finale non si svuota. I cinquantamila dell’Olimpico sono tutti per lui, come fecero con l’altro figlio di Roma con il numero 10 sulle spalle. De Rossi fa il giro di campo. Roma, nel giro di due anni, perde praticamente tutta la sua anima calcistica. La romanità della Roma rimane in Alessandro Florenzi. Il tempo e la storia si danno appuntamento nella città etenera, come da sempre. Per tutti ogni strada porta a Roma, per qualcuno la strada porta via dalla Roma. E Roma rende omaggio. Come è giusto che sia.