Bruxelles – Dopo il fallimento dei dialoghi con i laburisti ed l’insoddisfazione dal parlamento per le concessioni annunciate dalla premier britannica, ecco che il treno May continua il suo tragitto verso il deragliamento. E’ questione di giorni, al massimo di settimane.
Proprio il suo partito avrebbe infatti spinto Theresa May a ritirare il disegno di legge modificato per aprirsi ai laburisti, spingendo così affinché si dimetta. Questa situazione ha portato l’opzione di una vicina uscita di scena di May ad essere ancora più probabile, e non rinviata a settembre, con il Times che la prevede addirittura per la giornata di domani dopo l’incontro con Graham Brady, presidente della Commissione 1922, che racchiude tutti i deputati conservatori senza incarichi di governo. Un atto che marcherebbe la fine del governo May visto che le due cariche (capo del partito e di governo) sono correlate, ma in realtà le probabilità che ciò accada davvero domani sono pressoché nulle dal momento che la scorsa settimana la premier aveva già concordato con la stessa commissione 1922 di rinviare qualsiasi annuncio sul quando si ritirerà dalla premiership fino a dopo la seconda lettura del disegno di legge. Cosa che avverrà in data ancora da definire, poiché il rinvio della pubblicazione delle proposte è stato spostato da questo venerdì al 3 giugno, giorno in cui vi sarebbe dovuta essere la lettura.
A smentire la notizia del congedo immediato della premier dal governo è il ministro degli Esteri, Jeremy Hunt, che al termine di una conferenza sulla cybersicurezza ha affermato come May “sarà ancora prima ministra per ricevere il presidente Donald Trump” che si recherà a Londra dal 3 al 5 giugno per una serie di incontri istituzionali, e aggiunge che “è giusto che sia così”.
Ciò non toglie che le chance di vedere May ancora al governo nella fatidica data del 31 ottobre 2019 siano pressoché nulle.
Dall’Unione europea intanto arriva una dichiarazione dal Presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, deluso da come “nel dibattito britannico sembra che sia più importante sostituire il primo ministro piuttosto che trovare un accordo tra di loro (per la Brexit)”. Secondo il lussemburghese il Regno Unito sta prendendo in questo modo la strada più diretta verso un’altra richiesta di proroga della Brexit.