Bruxelles – L’Unione europea e i suoi protagonisti, che si tratti di ministri o addirittura capi di Stato e di governo, fa poco per sradicare l’immigrazione alla radice. Non vuole essere un’accusa, quella del ministro degli Esteri, eppure Enzo Moavero Milanesi finisce con criticare tutti i suoi colleghi dell’UE sventolando i numeri delle politiche per la cooperazione e lo sviluppo. Numeri ridotti, troppo contenuti, secondo Moavero.
“Se noi compariamo quanto ci accingiamo a stanziare, secondo le proposte della Commissione per il bilancio 2021-2027, con quanto stanziato negli anni Novanta 12 membri dell’allora Comunità economica europea, noi oggi siamo tre volte inferiori”, sostiene Moavero nel suo intervento tenuto nel corso della riunione del consiglio Affari generali. “L’Ue di oggi dà un terzo di quanto dava la CEE negli anni Novanta”, e questo dato “richiede una profonda riflessione politica prima ancora che contabile su quanto stiamo realmente facendo per Paesi” extra-europei dove occorre agire per sradicare i flussi migratori alla radice.
Il titolare della Farnesina ricorda quando la questione critica per l’Italia e la sua opinione pubblica, la stessa di altri Stati membri. “Quando parliamo di cooperazione e sviluppo e Paesi vicini non possiamo chiudere gli occhi davanti alla questione che preoccupa i cittadini: i flussi migratori”. Ebbene, a detta di Moavero per evitare che le persone arrivino, va evitato che si mettano in marcia. Per evitare che si mettano in marcia, occorre creare le condizioni perché si fermino. “I flussi migratori – evidenzia il ministro italiano – vanno governati, e il governo dei flussi deve essere fatto lungo tutta la filiera dei medesimi, secondo noi agendo soprattutto all’origine”.
Moavero para delle “cause profonde” dell’immigrazione. “Se le vogliamo affrontarle, dobbiamo affrontare una politica molto vasta che comporta portare pace dove c’è guerra, portare democrazia dove non c’è, agire sulla situazione socio-economica con investimenti validi”. Per fare tutto questo, però, “occorrono più fondi”. Le casse però sono vuote, lamenta il ministro degli Esteri. “Se guardano i dati dell’Ocse sull’assistenza allo sviluppo, i fondi che ciascuno dei nostri Paesi stanzia singolarmente, sommati insieme, sono quasi 60-70 volte superiori a quelli che stanziamo tutti insieme come UE. Ha senso farci concorrenza farci concorrenza?”
La risposta implicita di Moavero è ‘no’, ma l’Europa di oggi non sembra pensarla allo stesso modo. “Qui parliamo di fondi estremamente limitati quando andiamo all’esame contabile sul tavolo, e poi si fanno grandi dichiarazioni e grandi piani per l’Africa”. La situazione non è credibile.