Vienna – La bomba esplode a Vienna ma il boato probabilmente si sentirà in tutta Europa. Il vice cancelliere austriaco Hans Christian Strache, leader del partito nazionalista FPOE, si è dimesso dopo la pubblicazione di un video molto compromettente da parte dei media tedeschi Der Spiegel e Sueddeutsche Zeitung. Nelle immagini, un incontro a Ibiza con una sedicente nipote di un oligarca russo, Aljona Makarowa, che si offriva d’investire 250 milioni di euro per acquisire quote della stampa austriaca, in particolare del quotidiano “Kronen Zeitung”, e condizionare così l’informazione secondo il metodo Orban. Soldi di provenienza illecita ma, senza imbarazzi, Strache in cambio ha assicurato la sua collaborazione una volta arrivato al governo per favorire le imprese russe e in particolare quelle vicine alla Makarowa.
Uno scandalo che ha le prime conseguenze sul governo austriaco che esce di scena. L’Austria tornerà alle urne come annunciato dal presidente della Repubblica Alexander Van der Bellen che ha giudicato il video “un quadro vergognoso” e definito le elezioni anticipate come “unica via per riconquistare la fiducia dei cittadini”. Con Strache si è dimesso anche il capogruppo del partito Johann Gudenus che avrebbe organizzato l’incontro e in serata il cancelliere Sebastian Kurz ha annunciato la fine dell’allenza con l’ultradestra e la richiesta al capo dello Stato di tornare alle urne. Per nuove elezioni si sono pronunciati anche migliaia di cittadini che durante la giornata hanno manifestato a Vienna davanti al palazzo della Cancelleria.
Le ripercussioni dello scandalo austriaco arrivano pure a Milano, dove Hans Christian Strache era atteso alla convention dei sovranisti convocata da Matteo Salvini in Piazza del Duomo, manifestazione clou della campagna elettorale leghista in vista del voto europeo. Il FPOE ha evitato accuratamente di inviare la sua delegazione, l’imbarazzo sarebbe stato poco sostenibile, anche se è noto il legame molto stretto dell’astro nascente dei sovranisti europei con Salvini.
Ma a otto giorni dal voto per l’Europarlamento, le incursioni degli amici di Putin sui principali partiti populisti, fanno scattare l’allarme a Bruxelles. I fili che legano Mosca alla confraternita populista non sono più solo banali coincidenze. Si va dai prestiti concessi da una banca russa al Front National di Marine Le Pen, agli stretti rapporti di alcuni esponenti della Lega nord con imprenditori vicini al Cremlino, e fino ai finanziamenti per la campagna “leave EU” ottenuti da Nigel Farage.
Preoccupazioni che mette in fila anche lo spitzenkandidat del PPE Manfred Weber che dice che “gli estremisti di sinistra o di destra non sono la soluzione per l’Europa e l’Ue, e oggi l’attenzione non va rivolta solamente verso l’Austria, che non è un problema, ma ancor di più al comizio a Milano”. Durissima anche Angela Merkel che chiama a tenere testa alle “correnti che vogliono distruggere l’Europa” e agli “uomini politici che sono in vendita”.
A pochi giorni dal voto il fronte contro la destra euroscettica si ricompatta e lo scandalo della cancelleria austriaca potrebbe cambiare ancora gli equilibri del prossimo europarlamento.