Elias Canetti scriveva che “in mano agli ignoranti i libri sono completamente indifesi” e forse questa citazione dice tutto quel che c’è da dire sul libro di Salvini e anche sui libri della casa editrice Altaforte. I libri di cui qui si tratta non sono libri, non sono pagine da leggere, non sono neanche indifesi. Sono bandiere, scalpi strappati al nemico, sono come le pisciate del lupo nella steppa: servono a segnare un territorio, a rivendicare una conquista.
Nell’immaginario collettivo del nostro paese, scrivere un libro è come acquisire una patente di rispettabilità, di affidabilità: fin qui gesticolavamo, ci picchiavamo il petto come scimmie ma ora scriviamo libri, sembrano dire i nuovi trogloditi del populismo. “Un giorno scriverò un libro” minacciano tanti che si credono testimoni di qualcosa di eccezionale e degno di essere tramandato.
Così chi una volta si limitava a regalare i libri di Bruno Vespa, ovviamente senza averli mai letti, oggi li vuole scrivere scrivere lui. Chissà, una buona terapia per gente che sarebbe altrimenti finita male. Fatto sta che le librerie si riempiono di sfoghi che un tempo sarebbero rimasti nelle dispense di qualche congresso di psicanalisi.
È curioso che nel paese europeo dove si legge di meno i libri suscitino tanto ardore. Ma è tipico di chi è incapace di cogliere il valore di qualcosa il tenerlo nella massima considerazione, proprio perché gli è inaccessibile. Quale picchiatore di Casa Pound sarebbe mai capace di leggere una sola pagina di Ezra Pound? Che tristezza che uno scrittore così profondo sia stato preso in ostaggio da gente che sa a malapena leggere. Avercene di fascisti come l’autore dei Cantos… Eppure sono tutti lì, gli analfabeti di andata e ritorno, a inneggiare alla sacralità del libro.
Dev’essere perché siamo parte della tradizione religiosa che si fonda sul Libro che crediamo che ogni libro sia sacro. Fahrenheit 451 insegna: bruciare libri è la fine di ogni civiltà. Ma molti di quelli che si pubblicano in Italia vanno nella stessa direzione: una distruzione latente, senza macerie, dell’intelligenza collettiva del paese. Libri che servono solo a diffondere la patologia di chi “un giorno scriverà un libro”. Ci salverà forse la fortuna che nessuno li legge. Sacra ignoranza… E chissà cosa sarebbe successo se Montag, il protagonista del romanzo di Ray Bradbury, avesse salvato dalla casa in fiamme proprio il libro di Salvini.
Scriveva Valerio Magrelli: “Esistono libri che servono / a svelare altri libri, / ma scrivere in genere è nascondere, / sottrarre alla realtà qualcosa / di cui si sentirà la mancanza”.
Il libro di Salvini ci farà sicuramente sentire la mancanza di qualche tonnellata di cellulosa.