Bruxelles – Parole tante, risultati pochi. L’Europa della sostenibilità e degli impegni per il clima è ferma alle promesse fatte, e finora non mantenute. Perché praticamente tutti, nell’UE, dimostrano una certa noncuranza nell’attuazione di quello che pure hanno formalmente messo al centro dell’azione politica. European Climate Foundation adesso smaschera l’insostenibile Europa, con una relazione sullo stato di attuazione dei piani climatici nazionali concepiti per arrivare a produrre zero emissioni da qui al 2050. Il risultato? Un buco nell’acqua. Non certo un bel modo di presentarsi ai cittadini-elettori, sempre più desiderosi di politiche verdi.
“Il nostro lavoro dimostra che gli Stati membri dell’Ue chiaramente non sono in linea con la traiettoria zero al 2050”, sintetizza Julien Pestiaux, uno degli autori dello studio. “A parte poche eccezioni, i Paesi dell’Unione europea mostrano anche scarsa ambizione quando si tratta di raggiungere concretamente i propri obiettivi su energie rinnovabili ed efficienza energetica”. Insomma, non c’è la voglia di fare bene, e i numeri non lo nascondono.
A oggi l’UE nel suo complesso ha realizzato neanche un terzo (29%) delle azioni di sostenibilità che si era promessa di realizzare. Lo Stato membro che più si è dato da fare è la Spagna, che è già a metà dell’opera (52%), tutti gli altri seguono: Francia (46,9%) Grecia (44,2%) e Svezia (42,8%). Addirittura la Slovenia, ultima, non ha fatto praticamente nulla (3,2%), e assai poco ha fatto la Germania (12,5%), terzultima in questa speciale graduatoria. Del resto si para di un Paese con una forte industria automobilistica, che proprio sinonimo di ecologia non è.
Neppure l’Italia brilla in questa Europa opaca. Il Belpaese è 18esimo su 28, ha fatto poco più di un quarto del lavoro (26,9%). Al di là ritardi, gli esperti della European Climate Foundation lamentano “dettagli insufficienti” su politiche e misure per la riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra, cosa che rende “non possibile valutarne la credibilità e la capacità di raggiungere l’obiettivo” per quanto riguarda i settori non regolati dal sistema ETS (Emission Trading Scheme), il meccanismo di compravendite dei diritti di emissione.
A questo si aggiunge lo “scarso livello di dettagli” per le politiche e le misure relative alle energie rinnovabili. Ancora, in Italia “l’ambizione di efficienza energetica è troppo debole rispetto agli obiettivi dell’Ue”, e oltretutto il piano climatico nazionale è stato redatto senza tenere alcuna consultazione di nessun tipo.