Bruxelles – La Mediatrice europea, Emily O’Reilly, fa partire le indagini sulla trasparenza delle decisioni prese dai governi nazionali a livello delle istituzioni UE. Lo fa in quella che lei ha definito una “tripla inchiesta”, ossia tre indagini distinte che puntano tutte a sistemare il problema sulle responsabilità che i rappresentanti dei vari governi europei devono prendersi sulle loro decisioni.
Delle tre solo una ha già trovato una risposta da parte del Mediatore, che ha scoperto un caso di mala amministrazione da parte della Commissione europea per il fatto di essersi rifiutata di rendere pubblico l’accesso ai documenti sulle posizioni prese dalle autorità nazionali circa le possibili conseguenze dietro l’uso di alcuni pesticidi sulle api.
Le linee guida sull’impatto di questi pesticidi sulle api sono state proposte dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) nel 2013, ma “alcune autorità nazionali”, afferma la O’Reilly, “starebbero bloccando la loro attuazione da parte della Commissione”, e continua sottolineando come “i cittadini europei hanno il diritto di conoscere la posizione assunta dal proprio governo”.
Le altre due indagini iniziate riguardano invece, una il modo in cui l’UE gestisce i documenti dell’Eurogruppo e li rende pubblici (o meno), e l’altra sulla mancanza di trasparenza riguardo le basi delle decisioni dei ministri nazionali sulle quote di pesca.
Nella prima, i documenti che mostrano quando i ministri finanziari si incontrano ciò di cui discutono non è pubblico, rendendo estremamente difficile per i cittadini monitorare la governance dell’Eurozona. La seconda invece riguarda le riunioni dei ministri a Bruxelles che vengono fatte completamente a porte chiuse nonostante le decisioni prese siano importanti per la sostenibilità degli stock ittici e dei posti di lavoro nelle comunità di pescatori in tutta Europa.
C’è dunque l’impegno da parte della Mediatrice europea a voler rendere l’Unione più comprensibile dai cittadini, creando un’ambiente istituzionale più trasparente e aperto al pubblico, consapevole del fatto che proprio questo tema rappresenta la maggior parte dei casi a lei sottoposti (circa il 24,6% del totale nel 2018). Una funzione che, oltretutto, si vede sempre più riconosciuta dai cittadini, con un aumento nel numero dei reclami del 17% rispetto all’anno precedente.