Bruxelles – Ci ha provato. Ha utilizzato il nome di un calciatore famoso per la propria linea di abbigliamento, facendo credere di non conoscere l’atleta in questione. Però il brand non può essere riconosciuto, e quindi la strategia commerciale adesso va a monte. La storia di Neymar, quella meno nota della stella del calcio attualmente in forza al Paris Saint Germain (PSG), passa per le aule del Tribunale dell’UE.
La storia è la seguente: alla fine del 2012 un cittadino portoghese ha chiesto all’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (EUIPO) di registrare come marchio dell’Unione il segno denominativo “Neymar” per articoli di abbigliamento, calzature e cappelleria. Un via libera arrivato ad aprile 2013. Sembrava tutto fatto, ma nel 2016 il signor Neymar, proprio lui, ha chiesto l’annullamento del tutto.
I giudici di Lussemburgo, nell’esaminare il caso, sono dell’idea che il cittadino portoghese abbia agito “in malafede”. L’imprenditore ha ammesso di conoscere l’esistenza di un calciatore chiamato Neymar al momento della presentazione della domanda, ma ha anche detto di ignorare che il brasiliano fosse all’epoca una stella nascente del calcio, e che quest’ultimo non era ancora conosciuto in Europa. Falso. Perché nel 2012 Neymar era ancora al Santos, ma il Barcellona era già in trattativa per portarlo nel continente.
Non solo. Neymar Da Silva Santos Júnior risultava già “oggetto di un’ampia copertura mediatica in Europa tra il 2009 e il 2012, in particolare in Francia, in Spagna o nel Regno Unito”. Quindi il calciatore “era già riconosciuto come un calciatore molto promettente”. La conclusione è che il cittadino portoghese altro non è che un ‘furbetto’, e che “ha agito in malafede al momento del deposito della domanda di registrazione del marchio Neymar”. E quindi niente marchio comunitario.