Bruxelles – L’Europa ha paura della Libia, e di quello che potrebbe derivarne se la situazione sul posto dovesse deteriorarsi ancora di più. I ministri degli Esteri degli Stati membri non ne fanno mistero. Il titolare della Farnesina, Enzo Moavero Milanesi, al suo arrivo a Bruxelles riconosce che “le cose non vanno bene”. E non è l’unico. Il consiglio Affari esteri ammette che “l‘UE è profondamente preoccupata”, e poi nelle conclusioni di fine seduta spiega anche perché. “L’Ue è profondamente preoccupata” per la perdita di vite umane, il numero crescente di sfollati interni e l’impatto sui flussi migratori”.
Il timore è dunque quello di una nuova ondata di partenze dei barconi, destinazione coste europee. L’appello “a tutte le parti” nel conflitto libico di “proteggere i civili, compresi migranti e rifugiati”, si inserisce nel solco che nuove ondate di richiedenti asilo possa schiacciare l’Europa, che così tanto intensamente in questi anni ha lavorato per arroccarsi su sé stessa in nome della tutela delle frontiere esterne.
I Ventotto sono uniti nella condanna all’offensiva dell’esercito nazionale libico guidato Khalifa Haftar. L’attacco militare a Tripoli e il successivo deterioramento della situazione dentro e attorno alla capitale libica, scrivono, “costituiscono una minaccia per la pace e la sicurezza internazionali e minacciano ulteriormente la stabilità della Libia”. Senza contare che in un contesto di confusione come quello attuale “aumenta il rischio di aumento della minaccia terroristica in tutto il Paese” e il rischio che terroristi possano venire in Europa via mare.
Italia e Francia mettono parte le ruggini politiche accumulate negli scorsi mesi, con la nota congiunta dei capi della diplomazia dei due Paesi che ricalca le conclusioni del Consiglio. “La stabilizzazione delle situazione in Libia è tema di rilievo per la sicurezza regionale e quella dell’Europa, come pure per la gestione dei flussi migratori”, affermano Moavero e l’omologo francese, Jean-Yves Le Drian in una dichiarazione congiunta, per i quali “il miglioramento della situazione delle popolazioni civili è una priorità” al pari di “un cessate il fuoco immediato”. Un’esigenza, quest’ultima, condivisa anche dagli altri 26 ministri presenti a Bruxelles.